Dalle intercettazioni dell’inchiesta Res Tauro emerge l’interesse della cosca per gli investimenti nella Piana grazie al ruolo di un uomo di collegamento con massoneria e mondo imprenditoriale. Il tentativo di agganciare ambienti della Lega e le mire su un affare delle biomasse da 200 milioni grazie a un ingegnere cosentino
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
L’Alta velocità, il rigassificatore, l’affare delle biomasse. In ogni caso, stando alle intercettazioni, «ce la vediamo noi». E quel «noi» si porta dietro il cognome Piromalli che nella piana di Gioia Tauro vuole continuare a dettar legge.
Le parole del boss Pino “Facciazza” sono captate nell’inchiesta Res Tauro della Dda di Reggio Calabria, coordinata dal procuratore Giuseppe Borrelli e dall’aggiunto Stefano Musolino. «Sta vedendo di entrare» e «sto facendo qualcosa» sono spezzoni delle conversazioni riferite a investimenti che aleggiano sul territorio da anni. Nulla di sicuro riguardo alla loro fattibilità tra impegni politici ballerini e fondi da trovare: di certo c’è l’interesse del vecchio boss tornato in pista dopo anni al 41 bis con il solito atteggiamento rapace di chi ha trasformato la ’ndrangheta in holding e le infrastrutture in prede da spolpare.
Secondo i carabinieri del Ros non ci sono dubbi, i boss della Piana avrebbero mostrato «il vivo interesse della ’ndrangheta gioiese per la realizzazione di opere strategiche, gran parte delle quali da realizzarsi con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».
Il ritorno di “Facciazza” e il nuovo “vangelo” dei Piromalli
«A Gioia ci sono io... il più brutto dei Piromalli... la musica la cantiamo, la guidiamo noi... tutti sanno che da Gioia non si può passare, le regole sono cambiate».
A pronunciare queste parole è Pino Piromalli, detto “Facciazza”, tornato libero nel 2020 dopo 22 anni di carcere duro. ’Ndrangheta di serie A: suo fratello Gioacchino – si legge in un’informativa che riporta una storia situata ai confini tra cronaca giornalistica e mitologia mafiosa – «il 25 aprile 1975 avrebbe offerto un caffè di benvenuto all’allora ministro Giulio Andreotti, giunto a Gioia Tauro per la posa della prima pietra del V Polo siderurgico, mai realizzato».
Cinquant’anni dopo, la “musica” nella Piana sembra non essere cambiata: i Piromalli, secondo la Dda, continuano a dettare legge, questa volta mirando ai fondi del Pnrr.
Trunfio, «l’uomo di fiducia tra massoneria e affari»
Questo filone dell’inchiesta Res Tauro accende i riflettori su Rocco Trunfio, considerato dagli investigatori «uno dei principali referenti dell’anziano boss» e ritenuto uomo di collegamento con ambienti della massoneria e del mondo imprenditoriale. Trunfio e Piromalli hanno mostrano di avere mire imprenditoriali chiare. E ovviamente tengono d’occhio i movimenti politici che potrebbero portare nella Piana le opere su cui la cosca ha messo gli occhi.
«C’è Occhiuto... il presidente – dice Trunfio – che vuole fare il rigassificatore». La conversazione avviene il 6 settembre 2022, poche settimane prima delle elezioni politiche. «Dove lo mettono?», chiede Piromalli. «Qua a Gioia», risponde Trunfio, aggiungendo che «se sale la destra, Occhiuto ha detto che lo fa... e lui già aveva trovato la ditta, aveva trovato il posto questo Occhiuto».
Il riferimento è al presidente della Regione Calabria che da anni considera il rigassificatore un’opera strategica per il futuro della Calabria. Il progetto interessa ai Piromalli, pronti a “dialogare” con chi ne cura la realizzazione.
Dalle ferrovie all’energia: affari milionari e nuovi contatti
Senza l’autorizzazione del boss, Trunfio non avrebbe potuto avviare contatti con un ingegnere cosentino (non indagato) «legato – appunta il Ros – alla massoneria e al mondo affaristico-imprenditoriale».
«Questo ha fatto la superstrada... impegnato nelle ferrovie per l’Alta velocità... che devono fare ora pure qua», spiega Trunfio. «E ce la vediamo noi», risponde Piromalli, lasciando intendere un controllo diretto sulle grandi opere.
La rete d’interessi si estenderebbe anche a un impianto a biomasse, affare da «200 milioni di lavori qua, non è che stiamo parlando di caramelle».
Secondo Trunfio, l’ingegnere «ha bisogno di noi... non ha motivo a riempirci di chiacchiere... era nella politica, nelle infrastrutture al governo... ha tutti gli agganci».
Il “cerchio magico” e i legami con la politica
Gli atti dell’inchiesta raccontano di un sistema complesso, in cui la cosca, attraverso un intermediario, cercherebbe di agganciare ingegneri, politici e imprenditori. A Gioia Tauro è arrivato persino «l’ingegnere olandese che è in Svizzera», che i carabinieri identificano come amministratore di una società già attiva nella realizzazione di centrali a biomassa in Abruzzo.
Nel “cerchio magico” spunta anche un ex carabiniere con la passione per la politica candidato alle ultime Regionali e, in passato, vicino alla Lega.
L’11 settembre 2022, intercettato dai carabinieri, quest’ultimo discute di una ditta da «mettere in mezzo»: «Mi interessano i dati della ditta per metterla in mezzo... lei vuole vedere chi è prima la ditta, solo questo». Per gli investigatori «lei» sarebbe una figura politica estranea all’inchiesta e legata all’ex carabiniere che spiega nell’intercettazione che, in caso di elezione alle Politiche, «andrà a gestire i fondi del Pnrr... gare d’appalto, progetti». Tutta roba che ai Piromalli interessa molto.