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di P. P. P.
Per il gip distrettuale di Reggio Calabria gli indagati nell’inchiesta sul narcotraffico che ha portato all’arresto di 21 persone nella Locride avrebbero potuto darsi alla fuga se avessero saputo delle indagini. Una considerazione che si lega all’attività transnazionale dei clan coinvolti nel blitz. Qualche dettaglio in più: i gruppi criminali sarebbero stati capaci di fornire appoggi logistici ai propri componenti «grazie alla disponibilità di ramificati contatti criminali».
Alcuni degli arrestati (Federico Starnone, Tonino Montalto, Giuseppe Palermo e Giuseppe Trimboli detto Zuca) si sarebbero rivelati «soggetti capaci di recarsi in Sudamerica e di soggiornarvi per lungo tempo, avvantaggiati da collegamenti esteri e da capacità finanziarie del gruppo di appartenenza che, in caso di necessità, potrebbe garantire loro l’allontanamento dallo Stato italiano e una latitanza anche prolungata all’estero».
Gli arrestati, poi, se lasciati in libertà potrebbero commettere altri «gravi delitti». Tutti, secondo la valutazione del giudice per le indagini preliminari, avrebbero assunto «una spavalderia criminale» dovuta «al livello elevato di organizzazione di cui erano capaci».
Narcotraffico, le misure cautelari
In carcere:
- Damiano Abbate
- Franco Barbaro detto Ciccio o Joker
- Natale Barbato detto Natalino
- Nicodemo Deciso
- Tonino Montalto
- Giuseppe Palermo detto Peppe
- Federico Starnone
- Cosimo Francesco Trimboli
- Domenico Trimboli
- Giuseppe Trimboli detto Zuca
- Giuseppe Trimboli detto Papararo
- Francesco Trimboli
- Natale Trimboli
- Rocco Trimboli detto Persichello
Arresti domiciliari per:
- Giuseppe Multari
- Raffaele Multari
- Bruno Arcangelo Romeo detto Gancio
- Manuel Delfino
- Francesco Papalia detto Ciccio
- Mirella Rodà
- Antonio Trimboli detto Pigiamino
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