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Oggi la Corte d’Assise di Cosenza emetterà la sentenza nel processo Bergamini, una vicenda giudiziaria che si protrae da oltre trent’anni. Isabella Internò, ex fidanzata di Denis Bergamini, è l’unica imputata, accusata di omicidio volontario. La morte del calciatore del Cosenza, avvenuta il 18 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico, ha sempre suscitato dubbi e interrogativi. La difesa, la pubblica accusa e le parti civili hanno esposto le loro conclusioni nelle ultime udienze, lasciando ora spazio alla decisione finale della corte.
La posizione della Procura di Castrovillari
Durante la requisitoria, il procuratore di Castrovillari, Alessandro D’Alessio, ha dichiarato: «È un processo indiziario, ma due delle tre aggravanti contestate hanno trovato riscontro nel dibattimento». Secondo il procuratore, la vicenda si fonda su prove scientifiche, indagini dei RIS e testimonianze, elementi che, messi insieme, puntano a dimostrare la colpevolezza di Isabella Internò. Il tema principale resta la dicotomia tra suicidio e omicidio: «Dovrete decidere se Denis si sia gettato sotto il camion o se, invece, sia stato ucciso», ha aggiunto D’Alessio, escludendo altre ipotesi.
La Procura sostiene che, nonostante non sia stata ricostruita con esattezza l’azione omicidiaria, il contesto e gli indizi portano a una conclusione ben precisa: Denis Bergamini non si è suicidato. Il magistrato ha infine sottolineato che il processo, pur basato su indizi, ha accumulato prove sufficienti per dimostrare che l’imputata abbia orchestrato l’omicidio.
La parte civile: sospetti di cospirazione
L’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Bergamini, ha avanzato l’ipotesi che dietro la morte del calciatore si nasconda una cospirazione. «Ci sono falsificazioni che iniziano già pochi minuti dopo la morte di Denis», ha dichiarato Anselmo durante la sua arringa. Un esempio su tutti, il certificato di morte, che il primo medico sul posto avrebbe falsificato. L’avvocato ha anche contestato il primo processo per omicidio colposo contro Raffaele Pisano, definendolo «inutile».
Secondo Anselmo, le indagini e le ricostruzioni dell’epoca non hanno cercato a fondo la verità, ostacolando la giustizia. Ha aggiunto che molte delle perizie e testimonianze prodotte negli anni si sono rivelate false, accusando anche alcuni tecnici di aver manipolato le prove. Tutto questo, secondo il legale, sarebbe parte di un tentativo di coprire un omicidio che avrebbe leso l’onore della Internò.
La difesa di Isabella Internò
Dal canto suo, la difesa, rappresentata dagli avvocati Rossana Cribari e Angelo Pugliese, ha respinto tutte le accuse. Cribari ha dichiarato: «Si è inseguito per anni una verità che non esiste. Come i cavalieri templari inseguono il Sacro Graal». Secondo la difesa, l’accusa ha costruito un castello di carte su indizi e supposizioni senza fondamento. Cribari ha puntato il dito contro Roberta Alleati, presunta fidanzata segreta di Bergamini, insinuando che il suo ruolo non sia stato completamente chiarito.
La difesa ha cercato di dimostrare che Denis Bergamini si sarebbe suicidato a causa di una serie di motivi personali e familiari. Tra questi, la paura di aver contratto l’Aids e il peso di frequentazioni ambigue che l’avrebbero condotto in una spirale di depressione. Angelo Pugliese, difensore della Internò, ha poi sottolineato l’importanza del test dell’orologio di Bergamini, che la Procura considera un elemento chiave per dimostrare che il corpo non è stato investito da un camion, come sostenuto dall’imputata.
Il risvolto economico: un possibile movente?
Uno degli aspetti più controversi sollevati dalla difesa riguarda il possibile movente economico dietro la riapertura del processo. L’avvocato Pugliese ha ipotizzato che la famiglia di Bergamini potrebbe guadagnare 20 milioni di euro nel caso in cui la Corte d’Assise riconoscesse che il calciatore è stato ucciso, grazie a polizze assicurative non incassate in passato.
Il verdetto potrebbe arrivare a tarda notte.