Nel processo “Overture” il tribunale collegiale di Cosenza ha riconosciuto l’esistenza dell’associazione a delinquere dedita al narcotraffico e la metodologia mafiosa nelle tentate estorsioni contestate ad alcuni degli imputati condannati. Ma gli stessi giudici (presidente Carmen Ciarcia; a latere Stefania Antico e Iole Vigna) hanno riqualificato uno dei capi d’accusa “mediaticamente” più conosciuti, ovvero la presunta violenza privata aggravata dal metodo mafioso ai danni dell’allora collaboratore di giustizia Alberto Novello.

Gli imputati condannati

Secondo il tribunale di Cosenza, Mario Esposito (conosciuto come “Boccolotto“), il fratello Alessandro – entrambi imputati anche nel processo sul presunto patto elettorale tra la cosca “Bruni-zingari” e gli amministratori comunali di Castrolibero, Orlandino Greco e Aldo FigliuzziFrancesco Le Piane, Egidio Cipolla, Cesare Quarta e Claudio Altomare, hanno minacciato Alberto Novello. Nel caso in esame, i giudici di merito hanno riqualificato il reato riconoscendo agli stessi imputati le circostanze attenuanti generiche equivalenti alle contestate aggravanti. Così, la pena finale è stata quella di condannarli al pagamento di una multa pari a 900 euro.

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Secondo l’impostazione iniziale, i quattro imputati si sarebbero recati presso l’abitazione di Novello, una volta saputo che l’ex pentito era ritornato a Cosenza, invitandolo a scendere dal suo appartamento e ingiuriandolo con la frase “pentito pisciaturo ed infame“. Novello, per queste condotte riportate nel capo d’imputazione, si sarebbe chiuso in casa per diversi giorni nel timore di imbattersi nuovamente negli stessi presunti aggressori.

L’aggravante contestata era quella del metodo mafioso al fine di agevolare la cosca “Lanzino-Cicero“, riferibile secondo la Dda di Catanzaro a Gianfranco Sganga. Ma, come detto, questa prospettazione accusatoria è stata radicalmente cambiata dai giudici. Il collegio ha dunque condiviso, seppur in parte, le argomentazioni difensive formulate dagli avvocati Antonio Gerace, Antonio Quintieri, Ugo Ledonne, Giuseppe Manna e Andrea Sarro.