Il Tribunale di Cosenza annulla ex tunc la misura: accolte le tesi della difesa sull’assenza di pericolosità sociale e sulle assoluzioni definitive
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La sede del tribunale di Cosenza
La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Cosenza ha disposto la revoca con effetto retroattivo della misura di sorveglianza speciale applicata a Junior Muto, figlio di Franco Muto, figura storica della ’ndrangheta cetrarese. La decisione è stata assunta nella Camera di Consiglio del 26 novembre ed è stata depositata oggi dal Collegio composto da Carmen Ciarcia, Stefania Antico e Fabio Giuseppe Squillaci, quest’ultimo relatore del provvedimento.
Il Tribunale ha accolto integralmente l’istanza presentata dall’avvocato Emilio Enzo Quintieri, che ha sostenuto l’inesistenza originaria e attuale di una qualunque pericolosità sociale. La misura, imposta dall’11 aprile 2012 al 10 aprile 2014 su proposta della Questura di Cosenza, qualificava Muto come “soggetto pericoloso generico” ai sensi del Codice Antimafia. Una classificazione che aveva trovato conferma in Appello e che era divenuta definitiva nel 2013, con conseguente revoca della patente e ulteriori limitazioni amministrative.
Il difensore ha ricostruito nel dettaglio il percorso giudiziario dell’assistito, richiamando un principio cardine: se un procedimento penale si conclude con assoluzione, la prevenzione non può fondarsi su fatti smentiti in sede penale, altrimenti si creerebbe una contraddizione insanabile tra accertamenti giudiziari. Il Giudice della prevenzione, infatti, non può attribuire agli stessi elementi un significato diverso da quello già valutato nel giudizio penale.
Una tesi che il Collegio ha condiviso. Nel decreto si rileva come, esclusa una remota condanna del 2004 – poi estinta per sospensione condizionale – Junior Muto sia stato assolto in via definitiva da ogni altra imputazione. Di conseguenza, quelle vicende non potevano reggere un giudizio di pericolosità attuale.
La Questura aveva inserito nella relazione nuovi elementi, tra cui una condanna del 2022 per porto di arma bianca (fatto del 2019) e contatti sporadici con pregiudicati tra il 2020 e il 2025. Elementi che l’avvocato Quintieri aveva contestato e chiesto di espungere. Il Tribunale, pur valutandoli, li ha ritenuti irrilevanti rispetto alla richiesta di revoca.
La decisione ha un impatto concreto: la revoca ex tunc cancella ogni effetto pregiudizievole collegato alla misura, comprese interdizioni amministrative, restrizioni civili e conseguenze sulla partecipazione a contratti pubblici. Muto potrà ora ottenere una nuova patente senza dover passare dalla complessa “riabilitazione speciale” prevista dall’art. 70 del Codice Antimafia.
Soddisfatto l’avvocato Quintieri, che definisce la pronuncia «una decisione di grande rilievo giuridico, capace di ristabilire verità e dignità». Il legale sottolinea come il decreto «dimostri che, quando esercitata con rigore e imparzialità, la giurisdizione è in grado di correggere anche le più gravi distorsioni».

