Il racconto di Gaetano Aloe alla Dda di Catanzaro. Gino Vasamì e i boscaioli a disposizione della consorteria. Il falegname che faceva affari con la 'ndrangheta e la furbizia di Cozzarello nel nascondere qualunque cosa
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Tre locali di 'ndrangheta sono stati colpiti con l'operazione Saulo che questa mattina ha portato a 18 arresti e tre obblighi di dimora. Si tratta dei locali di Cirò, Crotone, Strongoli e l'articolazione 'ndranghetistica di Cariati. Questa indagine prende le mosse da due importanti inchieste condotte dalla Dda di Catanzaro: Stige e Ultimo Atto.
«E se una cosca non ha le armi che cosca è?». Il cinque settembre 2023, il collaboratore di giustizia Gaetano Aloe , già organico alla confederazione Farao Marincola di Cirò, risponde alle domande del sostituto procuratore della Distrettuale Domenico Guarascio, oggi procuratore capo di Crotone.
Secondo il pentito, il fatto che la sua consorteria fosse armata è un dato ovvio, anzi, la quantità di armi era pure abbondante: «Tutte le armi abbiamo noi: kalashnikov, fucili a pompa , tutte le armi che… pure quelle che ha portato un poco Cozza Cataldo. E ci sono le ami… omissis... E sì, ci sono… hai voglia ad ami, dottore! C'è pure un bazooka , che io lo so perché ne abbiamo parlato, no?».
La gestione delle armi a Gino Vasamì
Aloe, inoltre, racconta che il boss Cataldo Marincola , nel corso di una breve parentesi fuori dal carcere, aveva dettato delle linee guida riguardo alla gestione delle armi.
Gestore dell'arsenale doveva essere Luigi Vasamì , detto Gino: «Quindi abbiamo dovuto prendere tutte le armi e darle a Gino». Vasamì avendo a disposizione lotti di terreni li sfruttava per occultare l'arsenale. Gino, dice Aloe, si era circondata di uomini di fiducia ai quali aveva affidato parte delle armi con l'obiettivo di nasconderle. Erano persone che avevano a disposizione terreni e campagne nel territorio di Cirò Superiore, luoghi strategici e inaccessibili.
Aloe spiega che Vasamì era un uomo di campagna e, per questa sua attitudine era spesso attorniato da cacciatori e «uomini legati alla terra» ai quali delegava il compito di nascondere le armi. Tra questi il collaboratore cita anche i fratelli di Vasamì che sono boscaioli. I due germani non sono indagati in questo procedimento.
Le armi sotterrate
Naturalmente le armi furono sotterrate: «Gino ha una strategia, compra i tubi, le mette nei tubi, dottore, e li copre per benino, questa è la strategia di Gino, e poi li sotterra». E anche se Vasamì aveva l'incarico di gestire le armi Aloe racconta che i vari membri della cosca, compreso il suo cognato Giuseppe Spagnolo, tenevano qualche “ferro” per sé .
La furbizia di Cozzarello
Tra ie detentori di armi per il sodalizio, Aloe nomina Cataldino Cozza , detto Cozzarello: «Cozzarello è una delle persone più furbe che possa esistere, magari te le tiene in mezzo... in mezzo a te e nemmeno te ne accorgi. Pure la droga, dove pensi che te la nasconda Cozzarello? Cozzarello te la nasconde in mezzo alla strada la droga e tu nemmeno la vedi. Hai capito come fa Cozzarello? Cozzarello è talmente intelligente sopra questo lavoro che lo sa fare questo lavoro».
Il falegname
Il collaboratore di giustizia cita poi un falegname (non indagato) con la passione nel vendere e comprare armi e che ogni volta che intercettava un affare vendeva armi alla 'ndrangheta .