Maria Grazia Minisci guida l’organizzazione provinciale con un piano che unisce tecnologia, formazione e programmazione agricola
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Maria Grazia Minisci, nuova presidente di Confagricoltura Cosenza, non nasconde la soddisfazione per il ruolo che ha assunto. La guida di una delle organizzazioni agricole più rappresentative del territorio è per lei motivo di orgoglio e responsabilità. «Sono contenta – racconta – perché sono alla guida di un’organizzazione importante che racchiude aziende di grande valore, realtà che lavorano ogni giorno per far crescere l’agricoltura della nostra provincia».
Minisci parla con la calma di chi ha ben chiaro l’orizzonte: un’agricoltura moderna, capace di coniugare innovazione, sostenibilità e redditività per le imprese. Le idee non mancano e, come spiega, «alcune le stiamo già cercando di mettere a terra, ma abbiamo il tempo per condividere scelte e focalizzare l’attenzione sui principali obiettivi da raggiungere». Il primo punto del programma è portare l’innovazione in campo. «Dobbiamo far percepire agli imprenditori agricoli – sottolinea Minisci – che gli investimenti vanno fatti guardando al futuro, coinvolgendo i giovani e utilizzando le tecnologie già disponibili».
Secondo la presidente, l’agricoltura cosentina ha un potenziale enorme, ma serve uno sforzo comune per farlo emergere: «Oggi gli imprenditori hanno bisogno di aggregazione. Bisogna lavorare sulla programmazione perché, se non si pianifica prima lo sbocco commerciale, non c’è ritorno economico. È su questo che si costruisce la ricchezza del territorio». L’approccio è chiaro: una filiera organizzata, capace di dialogare con i mercati e di garantire stabilità. Niente improvvisazione, ma strategie precise, condivise tra istituzioni e produttori.
Lavoro e manodopera: un nodo aperto
Tra le emergenze più sentite c’è quella della manodopera. Un problema che si ripresenta puntualmente durante la stagione della raccolta. «La carenza di manodopera è una problematica importante – ammette Minisci – soprattutto nei momenti di maggiore richiesta». La presidente porta l’esempio della Piana di Sibari, cuore pulsante dell’agrumicoltura calabrese e area simbolo per la produzione delle clementine di Calabria IGP.
«Qui la clementina è il prodotto principale, un’eccellenza riconosciuta. Ma abbiamo bisogno della forza lavoro per raccoglierla». Il tema non riguarda solo la quantità di braccia disponibili, ma anche la necessità di innovare le tecniche di raccolta. «Forse nel tempo non abbiamo lavorato abbastanza sulla meccanizzazione – aggiunge – e non si è mai pensato di sperimentare sistemi più efficienti. La clementina è un frutto delicato, ma non per questo non si possono fare delle prove». Minisci lancia un messaggio pragmatico: «Dobbiamo attrezzarci per affrontare la produzione anche in vista di una minore disponibilità di manodopera. La tecnologia può essere una risorsa concreta per non perdere competitività».
La stagione agrumicola: tra qualità e programmazione
L’intervista cade in un momento particolare: la stagione agrumicola è appena iniziata. Le prime analisi parlano di una leggera flessione della produzione, ma la qualità resta alta. «C’è stata qualche gelata tardiva durante la fioritura e un po’ di carenza di pioggia – spiega la presidente – quindi in alcune zone il frutto ha una dimensione leggermente inferiore. Ma nel complesso la produzione è di ottima qualità». La forza della Piana di Sibari, continua Minisci, è proprio nella diversificazione delle aree di produzione: «Questo ci permette di garantire una presenza costante sul mercato, con varietà precoci e tardive che prolungano la stagione fino a gennaio».
L’obiettivo è chiaro: destagionalizzare la campagna agrumicola e distribuire meglio la produzione, per evitare concentrazioni di prodotto che abbassano i prezzi. «Bisogna puntare sulla programmazione condivisa – ribadisce – lavorare insieme agli enti pubblici e spiegare agli agricoltori l’importanza di diversificare in base ai suoli. Le eccellenze vanno prodotte dove possono davvero esprimersi». Un’altra sfida – o meglio, un obiettivo – è riportare i giovani nei campi. L’età media degli imprenditori agricoli è alta, e Confagricoltura Cosenza vuole invertire la tendenza.
«Il futuro passa dai giovani – afferma Minisci – ma per avvicinarli all’agricoltura dobbiamo offrire strumenti concreti: formazione, sostegno all’innovazione, opportunità di reddito». Nel programma della nuova presidenza è prevista la creazione di un tavolo permanente sui giovani in agricoltura, con l’obiettivo di costruire percorsi di accompagnamento e di confronto. «Molti ragazzi sono interessati al settore – racconta – ma serve aiutarli a capire che l’agricoltura non è più quella di una volta. Oggi servono competenze tecniche, capacità di utilizzare macchinari moderni, conoscenze digitali. Chi entra in azienda deve poter vedere un futuro sostenibile, anche economicamente».
Innovazione e ambiente: due facce della stessa moneta
Per Confagricoltura Cosenza, innovare non significa solo usare nuove tecnologie, ma anche proteggere l’ambiente. Il territorio calabrese, ricco di biodiversità, deve restare produttivo senza perdere il suo equilibrio. «L’innovazione non è in contrasto con la sostenibilità – sottolinea Minisci – anzi, è la chiave per mantenerla. Sensori, droni, irrigazione intelligente: sono strumenti che permettono di ridurre sprechi e migliorare la qualità dei prodotti». La presidente insiste sulla necessità di un dialogo costante tra agricoltori, enti locali e mondo della ricerca: «Le università e i centri sperimentali devono tornare a essere punti di riferimento. L’agricoltura ha bisogno di conoscenza tanto quanto di terra».
L’idea di programmazione attraversa tutta la visione della nuova presidente. Non solo per pianificare la produzione, ma anche per costruire una filiera più solida, dove ogni anello – dalla coltivazione alla trasformazione – abbia il suo ruolo. «Se vogliamo dare stabilità alle imprese – afferma – dobbiamo ragionare a lungo termine. Servono accordi di filiera, piani di sviluppo mirati e sostegno pubblico per favorire investimenti». Confagricoltura Cosenza, in questo senso, si propone come interlocutore attivo con le istituzioni regionali e nazionali. L’obiettivo è far arrivare alle aziende strumenti concreti: incentivi, semplificazioni, servizi di consulenza tecnica.
Mentre la Piana di Sibari riprende vita con la raccolta delle clementine, la presidente Minisci guarda oltre la stagione. L’agricoltura calabrese, dice, deve imparare a fare squadra, condividere esperienze, raccontarsi meglio. «L’agricoltura di oggi – conclude – non può più essere fatta da soli. Bisogna costruire reti tra produttori, cooperative, istituzioni. Solo così possiamo far crescere il valore dei nostri prodotti e del nostro territorio». Un messaggio semplice, ma che tocca il cuore del problema: fare agricoltura oggi non è solo coltivare, ma pensare e pianificare. L’agricoltura di Cosenza è pronta a provarci, guidata da una presidente che crede nella forza delle idee e nella concretezza dei fatti.

