Gabriele Rubini, conosciuto come Chef Rubio, è stato denunciato per due post pubblicati su X, dopo l’attentato all’ambasciata israeliana a Washington, in cui sono morti due diplomatici. Accusato di istigazione a delinquere e propaganda di odio, Rubini ha subito una perquisizione e il sequestro dei suoi dispositivi elettronici
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Gabriele Rubini, noto come Chef Rubio, è finito nel mirino delle forze dell'ordine dopo essere stato denunciato per due post pubblicati sul suo profilo X nel maggio scorso, in cui commentava l’attentato all’ambasciata israeliana a Washington, in cui sono morti i diplomatici Yaron Lischinsky e Sarah Milgrim. La vicenda ha preso una piega seria, con la perquisizione della sua abitazione e il sequestro di tutti i suoi dispositivi elettronici, tra cui chiavette USB e altri strumenti tecnologici, eseguita su delega dell’autorità giudiziaria. La perquisizione è stata effettuata dagli agenti della Digos, specializzati in indagini antiterrorismo, mentre Chef Rubio è stato successivamente interrogato presso il commissariato di Frascati.
Le accuse di istigazione all'odio
Le accuse nei confronti di Chef Rubio sono gravi: istigazione a delinquere e propaganda di odio razziale, etnico e religioso, ai sensi dell'articolo 604 bis del codice penale. Le autorità contestano la diffusione di messaggi che incitano all'odio, a partire dai due post in cui Rubini ha commentato l’attentato all’ambasciata israeliana. Nel primo post, pubblicato poche ore prima dell'attacco, Chef Rubio scriveva frasi come "Morte ai diplomatici complici del genocidio", e nel successivo, postato il giorno dopo, commentava le immagini delle vittime, criticando duramente l’operato dell’ambasciata e dei funzionari israeliani.
La perdita dell’accesso ai dispositivi elettronici
Chef Rubio ha perso l'accesso ai suoi dispositivi elettronici, tra cui profili social, chat private e cloud, in attesa del dissequestro dei dispositivi. Il tutto è stato reso noto grazie all'attivista Alberto Fazolo, che ha pubblicato parte della denuncia sui social, mettendo in evidenza come l’operazione mirasse ad acquisire informazioni sulle attività telematiche di Rubini. Secondo Fazolo, il sequestro include anche le sue chat private su Telegram e Signal, e l'obiettivo è quello di comprendere meglio le sue comunicazioni digitali.
Il confine tra libertà di espressione e incitamento all’odio
Le accuse di istigazione a delinquere potrebbero avere ripercussioni significative, non solo per Chef Rubio, ma anche per la gestione dei contenuti sui social network, soprattutto in un periodo di crescente attenzione alla responsabilità digitale.