Il legale della famiglia Poggi chiede un incidente probatorio sull’impronta 33. La difesa di Stasi: “Ipotesi accusatoria grave, ma il lavoro dei magistrati va rispettato”
Tutti gli articoli di Italia Mondo
PHOTO
ANSA
«I genitori di Chiara sono sconcertati da quello che leggono, è una ferita che non si rimargina mai». Così all’Adnkronos Francesco Compagna, legale di Marco Poggi, ha riportato le reazioni di papà Giuseppe e mamma Rita Preda alle nuove perquisizioni sull’omicidio di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. «Oggi eravamo qui per ragionare e chiedere che si faccia un incidente probatorio sull’impronta 33» ha dichiarato prima di entrare in Procura a Pavia, dove si discute della nuova indagine che coinvolge Andrea Sempio, amico del fratello della vittima.
Per il delitto è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere l’allora fidanzato Alberto Stasi. «La paura della famiglia e di tutti è che questo sia un tormentone infinito sulla pelle delle persone coinvolte e della credibilità della giustizia» ha aggiunto l’avvocato Compagna.
Intanto è cominciata davanti alla gip di Pavia Daniela Garlaschelli l’udienza per discutere la richiesta di proroga dell’incidente probatorio avanzata dalla genetista Denise Albani e dall’esperto dattiloscopico Domenico Marchigiani, periti del giudice nella nuova inchiesta della procura pavese. Resta ancora da sciogliere il nodo principale relativo ai due profili di Dna trovati sulle unghie della vittima, uno dei quali – secondo la difesa di Stasi, i pm e i loro consulenti – sarebbe riconducibile a Sempio.
«Non è mai stato trovato nessun elemento o una prova contro Sempio» ha precisato Compagna. «Al di là del clamore mediatico – ha continuato – non è che qualcuno ha fatto una valutazione che ha scagionato Sempio a prescindere dagli elementi: contro Sempio non è mai stata trovata nessuna prova, quale sia stata la condotta dei familiari o di altri di cui non sappiamo nulla». E ancora: «Sempio è stato sottoposto a intercettazioni, le indagini sull’omicidio sono state compiute anni e anni prima, questa vicenda è stata valutata da due gip e dalla Corte d’Appello di Brescia».
Sulla nuova inchiesta – che vede indagato anche l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti per corruzione in atti giudiziari – è intervenuto anche il legale di Stasi. «È un’ipotesi accusatoria talmente grave che credo non debba essere commentata da un semplice avvocato. I magistrati dimostreranno la fondatezza di questa indagine, ma la gravità dei fatti contestati è inaudita» ha dichiarato Antonio De Rensis. «L’indagine che ha portato Stasi in carcere è stata costellata da errori e orrori come cancellare un alibi. L’indagine di oggi di Pavia e di Brescia è costellata di approfondimenti, qui si aggiunge, non si toglie. E quando si aggiunge di solito si sbaglia meno. È un’indagine che va assolutamente rispettata».