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Pavel Durov, fondatore e CEO franco-russo di Telegram, è stato arrestato al suo arrivo in Francia proveniente dall’Azerbaigian. Le autorità francesi lo attendevano con un mandato emesso dagli inquirenti, che indagano sul servizio di messaggistica per attività legate al riciclaggio di denaro e al traffico di droga. Secondo quanto riportato da Bfmtv, Telegram si trova sotto la lente dell’Ufficio nazionale antifrode per la presunta complicità in questi reati, dovuta alla mancanza di adeguata moderazione della piattaforma.
L’arresto di Durov ha scatenato una reazione immediata da parte della Russia. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha commentato con sarcasmo la situazione, chiedendo se “questa volta si rivolgeranno a Parigi per chiedere il rilascio di Durov o si morderanno la lingua?”. La sua dichiarazione fa riferimento alle organizzazioni internazionali, che in passato hanno criticato la Russia per le sue azioni contro Telegram.
Zakharova ha inoltre ricordato come, nel 2018, diverse organizzazioni non governative abbiano condannato la decisione della Russia di bloccare Telegram a causa dei suoi parametri di crittografia. Nonostante ciò, Durov ha continuato a operare liberamente e a sviluppare la sua piattaforma.
La vicenda si inserisce in un contesto più ampio di tensioni tra le grandi piattaforme digitali e le autorità governative, che cercano di bilanciare la sicurezza con la privacy online.