Scossa violentissima nella penisola russa: evacuazioni, danni e onde fino a 1,3 metri in Giappone. Allerta attiva anche negli Stati Uniti, in Sud America e in Oceania
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Un sisma di magnitudo 8.8, tra i più forti mai registrati al mondo, ha colpito l’Estremo Oriente russo nelle prime ore di mercoledì, con epicentro nella penisola di Kamchatka. Il terremoto ha generato uno tsunami che ha attivato l’allerta lungo tutto il Pacifico, dal Giappone alle Hawaii, fino al Sud America.
La scossa è stata avvertita alle 8:25 ora giapponese (1:25 ora italiana) ed è stata inizialmente registrata con una magnitudo 8.0 dai sismologi statunitensi e giapponesi. L’U.S. Geological Survey ha poi aggiornato il dato a 8.8, con ipocentro a 20,7 chilometri di profondità e epicentro localizzato 119 chilometri a sud-est di Petropavlovsk-Kamchatsky, città di 180.000 abitanti. In seguito sono state registrate scosse di assestamento fino a magnitudo 6.9.
A Severo-Kurilsk, nell’arcipelago delle Curili, la prima onda dello tsunami ha raggiunto la costa. Il governatore Valery Limarenko ha confermato che la popolazione è stata evacuata sulle alture, in attesa che il pericolo rientri. A Petropavlovsk-Kamchatsky si sono verificati blackout elettrici e telefonici, oscillazioni di veicoli e danni agli edifici. Il ministero della Salute ha riferito di persone che hanno chiesto assistenza medica, ma non risultano feriti gravi.
Secondo l’Istituto di ricerca geofisica dell’Accademia delle Scienze russa, si tratta del terremoto più forte nell’area dal 1952.
Tsunami in Giappone, allerta per oltre 900mila persone
In Giappone, l’allarme ha causato l’interruzione di traghetti, treni e voli. L’aeroporto di Sendai ha chiuso temporaneamente. Le autorità hanno evacuato 900.000 persone in 133 comuni costieri, da Hokkaido a Okinawa. Le centrali nucleari non hanno segnalato anomalie. A Fukushima, 4.000 lavoratori sono stati spostati in zone sopraelevate per sicurezza. Secondo l’Agenzia meteorologica giapponese, onde di tsunami alte fino a 1,3 metri sono state registrate a Kuji, nella prefettura di Iwate, e di 50 cm a Ishinomaki.
Hawaii, Alaska e costa americana in allerta
Negli Stati Uniti, le sirene di allarme hanno risuonato a Honolulu durante l’ora di punta. Le scuole delle Hawaii hanno sospeso le attività. Il Pacific Tsunami Warning Center ha emesso un’allerta generale: «È necessario agire subito per salvare vite e proteggere le proprietà». In Oregon, l’allerta prevede onde tra i 30 e i 60 cm. In Alaska, si stimano onde fino a 91 cm a Shemya e 76 cm ad Adak. L’allerta è attiva anche per la costa occidentale degli Stati Uniti, dal Canada alla California.
Evacuazioni e onde previste anche in Messico, Perù e Filippine
La Marina messicana ha stimato onde da 30 a 100 cm in arrivo sulla costa pacifica, da Ensenada al Chiapas. Il Perù ha esteso l’allerta a tutta la costa, mentre in Ecuador è stata attivata un’allerta “ad alta probabilità” per le isole Galapagos.
Le Filippine hanno avvisato le province orientali di onde inferiori a un metro, ma potenzialmente pericolose. “Non sono onde imponenti, ma possono durare ore”, ha spiegato l’Istituto filippino di vulcanologia.
Nuova Zelanda: onde imprevedibili lungo le coste
Anche la Nuova Zelanda, distante oltre 9.000 km dall’epicentro, ha diramato un’allerta per correnti insolite e onde irregolari. Le autorità hanno invitato la popolazione a lasciare spiagge, porti e foci dei fiumi.
Monitoraggio continuo
Secondo gli esperti russi, le scosse di assestamento potrebbero durare un mese. Già all’inizio di luglio la zona era stata colpita da una serie di sismi, il più forte dei quali aveva raggiunto magnitudo 7.4.
Il precedente più drammatico resta il terremoto del 1952, di magnitudo 9.0, che non causò vittime. Oggi, grazie ai sistemi di allerta e alle evacuazioni tempestive, la minaccia è sotto osservazione, ma la preoccupazione resta alta in tutto il Pacifico.