Dopo lo scandalo del gruppo Facebook “Mia moglie”, in cui venivano condivise foto di donne senza consenso, un nuovo caso scuote l’opinione pubblica. Stavolta al centro c’è il forum ospitato sul sito phica.eu, lo stesso denunciato da Dalia Aly, dove in centinaia di discussioni vengono pubblicate immagini di ragazze, note e non, accompagnate da commenti violenti e sessisti.

Tra le vittime, la 27enne Valeria Campagna, capogruppo del Pd al Consiglio comunale di Latina, che ha deciso di raccontare la sua esperienza sui social.

Il racconto dell’esponente Pd

«Non è facile scrivere questo post. Ho scoperto che alcune mie foto sono state pubblicate su un forum online senza il mio consenso. Non solo immagini in costume, ma momenti della mia vita pubblica e privata», ha spiegato Campagna in un lungo messaggio su Instagram, corredato da screenshot dei commenti.

Il tutto sarebbe partito da un post del 2024: “Trovo sia veramente fisicata questa ragazza. Davvero tanta roba. Che ne pensate?”. Da lì una discussione protrattasi per mesi, con continui aggiornamenti ogni volta che compariva una nuova foto. «I commenti vanno da “Che lato B ragazzi mmm” fino a “la sfonderei subito”», racconta l’esponente Pd.

«Non è un gioco, è violenza»

Campagna ha denunciato come questa vicenda dimostri l’esistenza di una cultura patriarcale tossica che trasforma le donne in oggetti da possedere. «Alcuni commenti parlano del mio corpo dal vivo, significa che sono persone che mi conoscono. Eppure c’è ancora chi minimizza, chi dice che sia un gioco, uno scherzo, solo complimenti. Ma le molestie non sono complimenti. Riguardano il controllo, il possesso, il potere».

La giovane consigliera usa parole nette: «Io la chiamo col suo nome: cultura dello stupro. Becera, vomitevole, inaccettabile. Una cultura che legittima la violenza e colpevolizza le vittime invece di chi agisce».

La denuncia alle autorità

Campagna ha già presentato denuncia alla Polizia, invitando tutte le donne che si trovino nella sua stessa condizione a fare altrettanto: «Denunciate, segnalate, non restate in silenzio. Abbiamo bisogno di risposte immediate». E conclude: «Oggi sono schifata, arrabbiata, delusa. Ma non posso tacere. Questa storia non riguarda solo me: riguarda tutte noi, il nostro diritto di essere libere e rispettate».