Una madre racconta il peso economico e burocratico legato ai farmaci in distribuzione per conto (DPC), in particolare per i trattamenti psicofarmacologici. «Mia figlia, 23 anni, deve assumere Ziprexa. Una sola confezione costa 102 euro. Sommando altra confezione necessaria così come prevede il piano terapeutico, arriviamo a circa 204 euro ogni mese. Ma in un mese si può arrivare a 4. Eppure abbiamo l’esenzione per patologia», spiega. Il problema nasce dalla distinzione tra farmaco generico e originale.

«Ha già provato il generico, ma non va bene. Con l’originale riesce a mantenere l’equilibrio, ma per averlo bisogna pagarlo di tasca propria. Sulle prescrizioni è scritto che non è sostituibile, ma questo non basta». La donna chiede che venga ripristinato il sistema in vigore fino a poco tempo fa: «L’Asp accettava la certificazione degli specialisti in cui si dichiarava la necessità del farmaco originale. Oggi invece, nonostante le indicazioni mediche, il costo resta interamente sulle famiglie». Un tema che tocca da vicino non solo la salute dei pazienti, ma anche la sostenibilità delle cure a lungo termine.