VIDEO | L’attore che da bambino interpretò Pinocchio nello sceneggiato Rai incontra il pubblico a Rende. Con lui l’artigiano Giovanni Leonetti e i suoi burattini d’autore
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Pinocchio è Andrea e Andrea è Pinocchio. Così è da più di mezzo secolo. Siamo all’alba degli anni Settanta: si cerca in tutta Italia un bambino che possa convincere Luigi Comencini. Il regista ha deciso di adattare sullo schermo la celebre fiaba di Collodi che la Rai produrrà in forma di sceneggiato. L’ufficio casting riceve più di tremila lettere e dopo qualche settimana cominciano i provini.
La storia di Andrea Balestri parte da un quadro rotto. Schegge di vetro sono sparpagliate sul pavimento. Lui ha otto anni e ha ancora il martello in mano, ma non sembra spaventato. «Ora lo ripari», tuona il regista davanti a lui. «No – risponde il bambino con l’arroganza di quelli troppo svegli per arrossire di umiliazione – non lo fo. Te m’hai detto di romperlo e io non te lo riparo». L’uomo si raddrizza e urla: «E allora vai via! Sparisci e non farti più vedere». Ma era una boutade.
Quello fu invece l’inizio, prima ancora che le indimenticabili note del maestro Fiorenzo Carpi pennellassero i titoli di apertura dello sceneggiato Pinocchio di Luigi Comencini, l’uomo davanti al quadro in frantumi. Andrea Balestri, uno scricciolo con il visetto affilato e i capelli biondi, fu scelto per la sua impertinenza e il coraggio dimostrato in quel provino. Era lui il Pinocchio che il regista cercava. Era lui e soltanto lui.
Da quel 1972, quando lo splendido sceneggiato – ancora insuperabile trasposizione della storia collodiana – conquistò il cuore di milioni di persone, di anni ne sono passati. A Rende, all’interno del cartellone del Settembre Rendese, nella sezione “Geni Comuni”, una mostra su Pinocchio ha portato nella città del Campagnano proprio l’attore che interpretò il protagonista della fiaba più famosa di tutti i tempi.
Ad abbracciarlo anche Giovanni Leonetti, artigiano cosentino famoso in tutta Europa per i suoi Pinocchi realizzati a mano, che hanno stregato i fan del burattino. «È stato bellissimo abbracciare Andrea – ha detto Giovanni ai nostri microfoni –. È una grande emozione poter condividere questa grande passione proprio con l’attore che ha interpretato quel bellissimo sceneggiato. Questa sera sarà per me di grande ispirazione per i miei Pinocchi futuri».
Balestri, questo sceneggiato le ha un po’ cambiato la vita, no?
«Certo, sì. Ma l’ha cambiata nel senso migliore. Non posso dire economicamente, perché ero piccolino all’epoca, però mi ha dato modo di conoscere migliaia e migliaia di persone, di essere ben voluto da tanta gente e di avere tantissimi amici».
Che rapporto aveva con Comencini?
«Io penso che sia stato l’unico regista in grado di tirare il meglio sul set dai bambini, perché era un padre, un babbo, li trattava come figli suoi. Fra me e lui c’è stato un affetto veramente paterno, lui era dolcissimo. Mi scelse perché, fra sette bambini, fui l’unico a rompere un quadro durante il provino. Gli altri si rifiutarono, io presi il martello e lo ruppi. Comencini vide la mia spontaneità e mi scelse».
Era già Pinocchio…
«Diciamo che ero molto, molto vivace o, come si dice dalle mie parti, avevo l’argento vivo addosso».
E con Nino Manfredi, il suo Geppetto?
«Bellissimo il rapporto. Quei grandi attori – Manfredi, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Ugo D’Alessio – avevano capito che Andrea non era un attore adulto. Fra di loro parlavano da adulti, io ero un bambino. Mi trattavano come tale, con affetto».
Ha citato Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, un duo comico formidabile e molto trascurato dal cinema italiano, anche oggi. Che ricordo ha di loro?
«Loro erano come li vediamo nei film. Ciccio era più serio, più posato; Franco invece era il burlone, scherzoso, impacciato. Erano proprio la coppia ideale, come Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. C’era un feeling evidente, uno compensava l’altro nelle battute e nelle scene».
La magia di questo sceneggiato è anche nelle atmosfere. Nessuno, da Benigni a Garrone alla Disney, è riuscito a restituire quella magia artigianale che caratterizza lo sceneggiato Rai.
«Comencini è riuscito a rendere quell’atmosfera di un paese che era povero davvero. Noi giravamo alle due di notte, alle cinque di mattina, sotto il sole di luglio. Non è come oggi che con un filtro fai la notte a mezzogiorno. Era tutto reale. Ciò che il film è riuscito a trasmettere è la realtà della vita quotidiana».
I suoi genitori come hanno vissuto quel successo?
«Bene. A parte che era entrato un po’ di soldarelli in casa, erano contenti perché vedevano che le persone amavano il personaggio di Pinocchio, erano attaccate al film. Per strada li fermavano, li riempivano di domande. È stato bello».
E lei, con Pinocchio, che rapporto ha oggi?
«La vera filosofia di Pinocchio è essere sempre se stessi. Io come ero allora sono ora. Sono un po’ ciuccarello, un po’ mattarello, molto sincero, molto spontaneo. Forse a volte dovrei stare più zitto, invece dico quello che ho qui. L’anima di Pinocchio è entrata dentro di me. A distanza di 52 anni sono sempre Andrea Balestri, Pinocchio».