Prima dei funerali previsti per domani alle 10, in tanti si sono presentati all'ex Oasi Francescana, oggi Casa San Francesco, per l'ultimo saluto al religioso.

Dici Cosenza e pensi a Padre Fedele. Dici Padre Fedele e pensi all’Oasi Francescana, all’Africa, al Paradiso dei Poveri. Ma soprattutto, nell’immaginario collettivo, dici Padre Fedele e dici “ultras”. A Cosenza, ma in tutta Italia. E molti sono stati gli storici rappresentanti del tifo rossoblù che, fra mattina e pomeriggio, hanno vegliato sulla salma del monaco o sono passati a dare l’estremo saluto. 

«Cosenza perde una colonna – spiega Sergio Crocco ai nostri microfoni – e come la perde Cosenza la perdono i suoi poveri, ma non solo. La perdiamo anche noi, quattro, cinque, sei generazioni di ragazzi che con lui siamo cresciuti». Se dici Padre Fedele, dici anche solidarietà. La pietra miliare del terzo settore di una città che, ancora oggi, è anni luce avanti. «Oggi è un giorno tristissimo – spiega ancora Crocco – un giorno che purtroppo non dimenticheremo mai. Per me è stato come perdere un secondo padre».

Fra i presenti, nel pomeriggio, anche Riccardo Tucci, altra pietra miliare dei primi gruppi ultras: «I ricordi sono tanti – ci dice – ma sicuramente quello più bello riguarda il mio matrimonio. A una settimana dalla celebrazione persi improvvisamente mia cugina e, con quella che poi sarebbe diventata mia moglie, non sapevamo che fare. Ne parlammo con lui e ci disse di non preoccuparci, di celebrare ugualmente. Fece un’omelia commovente, straordinaria». Difficile trattenere le lacrime per tutti. 

Albino Credidio, invece, riprende le parole di Crocco: «Un secondo padre. Tutto quello che siamo diventati lo dobbiamo a lui. E dispiace che questo posto – dice, avvolgendo con un cenno della mano l’ex Oasi Francescana – gli sia stato tolto. Un posto che aveva costruito con tanto cuore». 

Le bandiere rossoblù e il ricordo di Pasquale Grandinetti

Molti ex calciatori del Cosenza hanno affidato ai social il proprio ricordo. Gigi Simoni, Alberto Urban, Manuel Pascali e tanti altri. Presente l’ex stopper rossoblù Ugo Napolitano: «Ha battezzato mio figlio, una celebrazione che fu uno show», ci dice con un mezzo sorriso. Poi lo sguardo, nel pomeriggio, viene calamitata dall’arrivo di Pasquale Grandinetti, lo storico giardiniere dello stadio San Vito. «Una volta avevo appena sistemato il prato quando improvvisamente sentii una strombazzata e una serie di cori. Mi affacciai e vidi sul manto erboso Padre Fedele con la sua auto: gliene dissi di tutti i colori, ma durò pochissimo perché era una persona troppo buona». Ricordi, lacrime e sorrisi. Il Monaco rimane un simbolo, una colonna. Una pietra angolare per una città che lo piange.