VIDEO | Il nuovo direttore generale racconta i vent’anni di percorso professionale, dalla cassa allo sportello fino alla direzione generale. «Il nostro compito non è distribuire utili, ma rafforzare il patrimonio per famiglie e imprese. Fiducia e ascolto restano le parole chiave»
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Oggi protagonista del corner di Cosenza Channel è Stefano Morelli, dal primo ottobre nuovo direttore generale della BCC Mediocrati. Nato e cresciuto professionalmente all’interno dell’istituto, Morelli incarna il percorso “step by step” che lo ha portato, in vent’anni, dai primi incarichi allo sportello fino alla guida della banca.
«Sono entrato in BCC Mediocrati nel luglio del 2005 – racconta – e come ogni bancario ho cominciato allo sportello, il punto zero di questo mestiere. Dopo qualche anno ho diretto diverse filiali, quattro in totale, fino ad assumere la responsabilità di un’intera area, sette-otto filiali sotto la mia direzione». Un percorso fatto di gradualità e impegno, che lo ha visto crescere anche in altri ambiti: dai controlli interni al controllo di gestione, fino all’antiriciclaggio, materia delicatissima in un territorio complesso come il nostro. «Negli ultimi sette anni ho svolto il ruolo di vicedirettore generale, gli ultimi tre come vicario. Oggi sono qui, pronto ad assumermi la responsabilità più grande».
Il nuovo direttore generale sottolinea come la BCC Mediocrati si definisca «una banca di comunità, non una banca locale». La differenza non è solo terminologica. «Apparteniamo davvero alla comunità dei cosentini, con quasi seimila soci che sono i veri proprietari della banca. Il nostro patrimonio più prezioso è questo: rafforzare la partecipazione, consolidarla, diffondere il modo di operare del credito cooperativo».
Non basta però la struttura, con le sue 25 filiali e le 62 postazioni ATM distribuite in tutta la provincia. «Se la mattina, come squadra Mediocrati, non ci alziamo con l’intento di ascoltare, allora non siamo più banca di comunità. La consulenza per noi non è solo un investimento, ma anche aiutare un cliente a realizzare un’idea, a metterla a terra. È questa la nostra vocazione: non distribuire utili, ma rafforzare il patrimonio, per avere più forza nell’assistere famiglie e imprese».
Il settore, inevitabilmente, porta con sé rischi e opportunità. «Viviamo in un contesto globale segnato dalle guerre – spiega Morelli – che oltre ad essere tragedie umanitarie creano incertezza economica e frenano gli investimenti. Con l’ingresso nei gruppi bancari cooperativi, come Icrea, una parte di quei rischi è stata eliminata. Oggi i clienti trovano garanzie di solidità e di gestione oculata».
Sul fronte delle opportunità, Morelli non ha dubbi: «Basterebbero turismo e agricoltura a sostenere il Pil calabrese. In vent’anni ho visto un’evoluzione, la clientela è cresciuta, ma manca ancora un passo decisivo: la cooperazione vera. Da soli non si va lontano, insieme sì. E una banca di credito cooperativo ha nel proprio DNA questo spirito».
Il nuovo direttore generale riconosce però le sfide poste dalle regole di mercato. «Abbiamo lo stesso quadro normativo e di vigilanza delle grandi banche nazionali e internazionali. Non è semplice coniugare mutualità, sussidiarietà e prossimità con parametri patrimoniali rigidi. Ma assicuro che lo spirito BCC non viene mai meno: laddove è possibile, troviamo soluzioni rispettando le regole, conoscendo la storia dei nostri clienti oltre i numeri del rating».
Sul tema dei crediti deteriorati, Morelli offre una fotografia incoraggiante: «Vent’anni fa la Calabria era descritta come terra di sofferenze bancarie. Oggi il settore è più maturo, la percentuale di crediti deteriorati si è ridotta. Mediocrati ha messo in campo controlli, monitoraggi, colloqui con i clienti per prevenire le difficoltà prima che il credito diventi irrecuperabile. Parliamo con chi vuole sanare, non con chi intende usare le banche per fini illeciti».
Ed è qui che ritorna la parola chiave: fiducia. «Noi siamo su questo mercato da 120 anni. C’eravamo allora, ci siamo oggi e vogliamo esserci domani più forti di prima. Il rapporto di fiducia è tutto: se manca, viene meno il legame che tiene insieme cliente e istituto di credito. Ma se c’è, una soluzione si trova sempre».