Omicidio Luca Bruni, 11 anni a Daniele Lamanna e Franco Bruzzese
Nel pomeriggio è arrivata la sentenza di primo grado dei due nuovi collaboratori di giustizia. La Corte di Assise di Cosenza presieduta dal presidente Giovanni Garofalo (giudice a latere Francesca De Vuono) ha emesso la sentenza di primo grado nei confronti di Franco Bruzzese e Daniele Lamanna, attualmente entrambi collaboratori di giustizia, ma ritenuti dalla
Nel pomeriggio è arrivata la sentenza di primo grado dei due nuovi collaboratori di giustizia.
La Corte di Assise di Cosenza presieduta dal presidente Giovanni Garofalo (giudice a latere Francesca De Vuono) ha emesso la sentenza di primo grado nei confronti di Franco Bruzzese e Daniele Lamanna, attualmente entrambi collaboratori di giustizia, ma ritenuti dalla DDA di Catanzaro esponenti di spicco del clan Rango-Zingari di Cosenza. La Corte ha ritenuto i due imputati colpevoli dell’omicidio di Luca Bruni, ammazzato il 3 gennaio del 2012 nel comune di Castrolibero, condannandoli alla pena di 11 anni di reclusione ciascuno, mentre la pubblica accusa aveva chiesto 9 anni di carcere a testa.
Bruzzese ha ammesso di aver deliberato e organizzato l’assassinio, mentre Lamanna ha confermato le dichiarazioni rese il 17 dicembre del 2014 da Adolfo Foggetti, condannato in abbreviato per il delitto a 6 anni di carcere, che accusò il suo ex amico di aver sparato più volte contro l’ultimo boss dei Bruni “bella bella”. Il processo è decollato dopo il passaggio dallo status di criminale a quello di collaboratore di giustizia di entrambi gli imputati che davanti ai magistrati di Catanzaro, il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto e il pubblico ministero Pierpaolo Bruni, hanno spiegato i motivi che portarono all’eliminazione del fratello di Michele Bruni, scomparso prematuramente a causa di una gravissima malattia.
Ricostruendo tutte le fasi, i due pentiti hanno aggiunto nuovi particolari che riguardano la cosca “Lanzino” che a dire di Bruzzese e Lamanna era informata dell’omicidio e fu d’accordo nell’ammazzare Luca Bruni per evitare che potesse scoppiare una guerra di mafia. Un omicidio necessario, dunque, fanno intendere i collaboratori di giustizia che, rispetto a Maurizio Rango, ritenuto il boss della presunta cosca degli “zingari”, hanno avuto una pena bassa, avendo avuto concesse le attenuanti generiche equivalenti alle contestate aggravanti e il riconoscimento dell’articolo otto che riguarda il vincolo della collaborazione con la giustizia. Rango, infatti, in abbreviato è stato condannato all’ergastolo non solo per aver deliberato e occultato il corpo di Bruni ma anche per associazione mafiosa e altri reati fine della presunta consorteria criminale. Al momento l’unico indagato in attesa di giudizio è Ettore Sottile, accusato dai due pentiti di aver occultato il cadavere nel terreno in cui Luca Bruni fu ritrovato il 17 dicembre del 2014.
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Emanuela Capparelli e Caterina De Luca, legali di fiducia rispettivamente di Franco Bruzzese e Daniele Lamanna, mentre le parti civili costituite – il Comune di Cosenza e la Provincia di Cosenza – sono rappresentate dagli avvocati Emilio Lirangi e Carmelo Bozzo. La Corte di Assise ha condannato gli imputati al pagamento della somma di 40mila euro ciascuno per i due Enti costituitisi. (a. a.)