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Ergastolo ostativo, Gratteri: «Ora i boss mafiosi possono esultare»

Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri esprime un giudizio fortemente negativo sulla sentenza della Corte dei diritti umani di Strasburgo, in merito al ricorso presentato dall’Italia avverso l’esito del giudizio istruito da un’istanza avanzata dal boss calabrese, Marcello Viola, condannato per quattro omicidi di mafia. Tema della discussione l’ergastolo ostativo che, ad oggi, non

Ergastolo ostativo, Gratteri: «Ora i boss mafiosi possono esultare»

Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri esprime un giudizio fortemente negativo sulla sentenza della Corte dei diritti umani di Strasburgo, in merito al ricorso presentato dall’Italia avverso l’esito del giudizio istruito da un’istanza avanzata dal boss calabrese, Marcello Viola, condannato per quattro omicidi di mafia. Tema della discussione l’ergastolo ostativo che, ad oggi, non permette a coloro che sono condannati al “fine pena mai” di avere permessi o misure alternative.

Il magistrato reggino, impegnato nella lotta alla ‘ndrangheta, parla apertamente di un regalo fatto ai boss della vecchia guardia, quelli che sono in carcere da almeno 20 anni, che con questa sentenza potrebbero ottenere benefici, rivolgendosi al tribunale di Sorveglianza che, oggi più che mai, non potrà esimersi dal valutare le richieste che saranno inoltrate dagli avvocati dei detenuti in regime di 41bis e condannati all’ergastolo. Nel caso di Marcello Viola si parla probabilmente di risarcimento, ma ci sono almeno 100 boss tra Camorra, ‘ndrangheta e Cosa Nostra pronti a chiedere ciò che fino a ieri era impossibile ottenere.

Ergastolo ostativo, Gratteri intervistato da Travaglio

Il capo della procura di Catanzaro, Nicola Gratteri apprende la notizia qualche minuto prima che il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, componga il suo numero di telefono per chiedergli un’intervista sul caso dell’ergastolo ostativo. «L’Italia in ambito europeo conta pochissimo, anche piano normativo, e ogni tentativo di omologare i Codici produce accordi o verdetti al ribasso. Nel resto d’Europa le nostre mafie vendono coca e comprano tutto ciò che è in vendita, di solito senza sparare, così nessuno avverte pericolo. E le istituzioni europee, molto attente al piano bancario e monetario, politicamente e giudiziariamente non esistono. E noi quali codici antimafia dovremmo applicare? Quelli della Lettonia o della Scandinavia?» si chiede ironicamente Gratteri che, dal punto di vista legislativo, ha sempre chiesto di inasprire il codice penale affinché qualsiasi criminale non sia invogliato a delinquere.

Ergastolo ostativo, dopo la sentenza «i boss esultano»

Nicola Gratteri non usa mezzi termini quando Travaglio gli chiede quali sono gli effetti di questa sentenza: «I mafiosi tireranno un bel sospiro di sollievo. E’ passata l’idea che puoi commettere qualunque crimine, anche il più abietto, poi alla fine esci di galera. Un principio devastante che non possiamo permetterci di accettare: cancellerebbe 150 anni di legislazione antimafia» afferma il capo della procura di Catanzaro. «Quello che questi giudici non capiscono è che un capomafia resta tale per tutta la vita. Anche se è detenuto da decenni, anche se è vecchio e malato, anche se è paralizzato in sedia a rotelle, continua a comandare e a dare ordini muovendo gli occhi. Tanto, mica deve fare le gare di sollevamento pesi. La sua unica forza è l’omertà» spiega il procuratore antimafia.

Un boss è per sempre…

«Unito all’isolamento del 41-bis» l’ergastolo ostativo, dichiara Gratteri «è la garanzia che il boss non uscirà mai e non potrà esercitare il potere. Dunque rimane un capomafia “in sonno”, come i massoni. Se cade questa barriera, crolla tutta la lotta alla mafia. Basta la prospettiva di uscire un giorno o l’altro, anche fra 10 o 15 anni, perchè un boss torni a essere un capo a tutti gli effetti». Boss e affiliati si pentono spesso nelle varie organizzazioni criminali, ma dopo questa sentenza le cose potrebbero cambiare: «Se ora, dopo questa sentenza, venisse modificata la norma italiana del carcere ostativo e anche i mafiosi irriducibili potessero ottenere permessi e altri benefici, l’aspettativa o la speranza di tornare a casa, anche per qualche giorno, e soprattutto di morire nel proprio letto, senza dire una parola, perché mai dovrebbero collaborare?» domanda il procuratore di Catanzaro.

Il ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Gratteri, inoltre, ricorda il lavoro fatto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: «Avevano capito che per spezzare l’omertà, non c’è che l’ergastolo vero, quello che si chiama “ostativo”, anche se molti gattopardi fingono di dimenticarsene: hanno sempre in bocca Falcone e Borsellino quando gli conviene per farsi belli nelle parate e nei convegni. Ma poi, all’atto pratico, si guardano bene dallo sposarne il progetto intero: ne prendono qualche brandello a scopo auto-promozionale. Nel ‘92 Falcone almeno non sapeva di morire, non ci pensava, la fase acuta della sua so- vraesposizione era passata, lavorava al ministero da perdente, perché era stato sconfitto».

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono stati uccisi da Cosa Nostra e furono i primi a parlare di ergastolo ostativo per i boss mafiosi
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
LA MEMORIA DI FALCONE E BORSELLINO HA CONTAGIATO MIGLIAIA DI GIOVANI CHE CONTINUANO AD AFFOLLARE LE MANIFESTAZIONI ANTIMAFIA Nicola Gratteri

 

«Ma Borsellino sapeva che sarebbe stato ammazzato, e visse quei due mesi scarsi fra Capaci e via d’Amelio pensando ogni giorno che sarebbe morto. Iniziò a morire, psicologicamente ancor prima che fisicamente, quando tornò a Palermo da Roma e capì che il potere reale l’aveva scaricato. Noi cerchiamo di tenere viva la loro lezione perché i morti non si possono difendere». La speranza di Gratteri è nei giovani: «La memoria di Falcone e Borsellino ha contagiato migliaia di giovani che continuano ad affollare le manifestazioni antimafia».

I boss in carcere torneranno a comandare con gli occhi

In definitiva, secondo Gratteri, «chi oggi è all’ergastolo ostativo e al 41-bis, messo inevitabilmente da parte perché condannato a restare in cella a vita e dunque impossibilitato a esercitare il potere, aumenterà a dismisura la propria influenza e tornerà al centro dell’attenzione della sua cosca, visto che in futuro uscirà. Inizierà a inviare a chi sta fuori le sue ambasciate, che avranno un peso enormemente più forte, visto che fra qualche anno potrà chieder conto, da capo e da libero, della loro even- tuale inosservanza a chi non gli avesse obbedito».

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