venerdì,Ottobre 4 2024

“Testa del Serpente”, indagati in silenzio. Ora decide il gip

Si sono svolti oggi pomeriggio gli interrogatori di garanzia degli indagati coinvolti nell’operazione “Testa del Serpente”, coordinata dalla Dda di Catanzaro con la collaborazione investigativa della polizia di Stato, dei carabinieri e della Guardia di Finanza. Sono 18 i decreti di fermo di indiziato di delitto firmati dal pubblico ministero Camillo Falvo, dal procuratore aggiunto

“Testa del Serpente”, indagati in silenzio. Ora decide il gip

Si sono svolti oggi pomeriggio gli interrogatori di garanzia degli indagati coinvolti nell’operazione “Testa del Serpente”, coordinata dalla Dda di Catanzaro con la collaborazione investigativa della polizia di Stato, dei carabinieri e della Guardia di Finanza. Sono 18 i decreti di fermo di indiziato di delitto firmati dal pubblico ministero Camillo Falvo, dal procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e dal procuratore capo Nicola Gratteri nei confronti di presunti appartenenti ai clan “zingari” e “italiani” di Cosenza. Dalle indagini emerge il ruolo di Roberto Porcaro che, a dire dei pentiti, avrebbe sotto controllo i due clan, dopo le sentenze di condanne di “Rango-zingari”.

Secondo l’inchiesta della Dda di Catanzaro, Roberto Porcaro e la famiglia Abbruzzese avrebbero ricostituito la confederazione criminale, facendo confluire in un’unica “bacinella” i proventi illeciti delle attività estorsive, del traffico di droga e dell’usura. Fatti descritti nelle informative che compongono il provvedimento di fermo, eseguito venerdì mattina a Cosenza e dintorni. Un’operazione antimafia che parla anche dell’omicidio di Luca Bruni, descritto nuovamente dal collaboratore di giustizia Celestino Abbruzzese. Nell’indagine “Testa del Serpente”, però, c’è molto di più. Come le accuse di un imprenditore di Montalto Uffugo ai danni di un poliziotto della Questura di Cosenza, Dario Brancaleone che avrebbe spifferato notizie coperte da segreto istruttorio all’ex narcotrafficante Celestino Abbruzzese, condannato in via definitiva in “Job Center” insieme alla moglie Anna Palmieri.

“Testa del Serpente”, gli interrogatori di garanzia

Il gip del tribunale di Cosenza, Giuseppe Greco questo pomeriggio si è recato in carcere per interrogare tutti gli indagati dell’operazione “Testa del Serpente”, che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Nel decreto di fermo figurano i nomi di Roberto Porcaro (difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Sergio Rotundo), Luigi Abbruzzese (difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Luca Acciardi), Antonio Abruzzese (difeso dall’avvocato Giorgia Greco), Marco Abbruzzese (difeso dall’avvocato Cesare Badolato), Nicola Abbruzzese (difeso dall’avvocato Giorgia Greco), Alberto Turboli (difeso dagli avvocati Pierpaolo Principato e Gianluca Garritano), Danilo Turboli, Antonio Marotta (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri), Francesco Casella, Carlo Drago, Giovanni Drago, Andrea D’Elia, Pasquale Germano, Franco Abbruzzese (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri), Antonio Bevilacqua, Antonio Colasuonno, Claudio Alushi (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri) e Adamo Attento (difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello). Inoltre, Andrea Greco (difeso dall’avvocato Giorgia Greco) non rientra tra i fermati perché è già cautelato nel carcere di Taranto per il processo “Rango-zingari”, mentre il poliziotto Dario Brancaleone (difeso dall’avvocato Paolo Pisani) è indagato a piede libero. Ora toccherà al gip Giuseppe Greco confermare il decreto di fermo o scarcerare gli indagati.