«Marco pronto a sparare qualora Lamanna non avesse ucciso Luca Bruni»
Nel giorno della sentenza di secondo grado nei confronti di Francesco Patitucci e Roberto Porcaro – entrambi assolti dai giudici della Corte D’Assise d’Appello di Catanzaro – avevamo annunciato che le dichiarazioni di Celestino Abbruzzese avrebbero riscritto l’omicidio di Luca Bruni, ammazzato da Daniele Lamanna e Adolfo Foggetti la notte tra il 2 e 3
Nel giorno della sentenza di secondo grado nei confronti di Francesco Patitucci e Roberto Porcaro – entrambi assolti dai giudici della Corte D’Assise d’Appello di Catanzaro – avevamo annunciato che le dichiarazioni di Celestino Abbruzzese avrebbero riscritto l’omicidio di Luca Bruni, ammazzato da Daniele Lamanna e Adolfo Foggetti la notte tra il 2 e 3 gennaio 2012 a Castrolibero. Delitto di mafia firmato dalla cosca “Rango-zingari”, all’epoca guidata da Maurizio Rango e Franco Bruzzese. Nel mirino della Dda di Catanzaro, invece, c’è anche il clan degli “italiani”, ma ad oggi nessun imputato ha ottenuto condanne. Proprio Celestino Abbruzzese è di grande aiuto ai magistrati di Catanzaro per svelare altri presunti responsabili dell’omicidio di ‘ndrangheta. E il collaboratore di giustizia, dinanzi agli investigatori, fa i nomi dei suoi fratelli.
L’omicidio di Luca Bruni, dal 3 gennaio 2012 al 17 dicembre 2014
Quando Celestino Abbruzzese e Anna Palmieri decidono di collaborare con la giustizia, i magistrati della Dda di Catanzaro sperano che i due possano dare ulteriori elementi sul delitto di Luca Bruni. A dire il vero, il pentimento di “Micetto” è sicuramente uno dei più importanti nel panorama criminale cosentino, perché mina gli equilibri del gruppo più temuto della provincia di Cosenza. Lui era uno di loro, anche se negli ultimi anni si occupava del traffico di droga, ma ascoltava e vedeva tutto. I fratelli, a suo dire, si confidavano con lui così come gli altri parenti. Non meno importanti, infatti, sono le sue dichiarazioni in relazione al duplice omicidio di via Popilia, dove persero la vita Benito Aldo Chiodo e Francesco Tucci.
L’attualità, invece, porta il nome di Luca Bruni, fratello di Michele scomparso per una gravissima malattia. E’ il 2 gennaio quando la vittima incontra Daniele Lamanna e Adolfo Foggetti. I tre si recano in collina a Castrolibero e appena scesi dalla macchina, Lamanna spara verso l’amico di vecchia data. Colpi mortali per eliminare un personaggio scomodo che voleva ricostituire il nucleo mafioso che negli anni precedenti era gestito dal fratello Michele Bruni e da Giovanni Abruzzese, fratello di Franco Bruzzese.
Un delitto eccellente, sul quale la Dda di Catanzaro ritiene di dover fare luce nel più breve tempo possibile. Speranze risultate vane fino a quando Adolfo Foggetti il 17 dicembre 2014 – dopo aver saputo che all’esterno del carcere i suoi compagni di clan chiedevano il “pizzo” ai parenti della moglie – decide di “saltare il fosso”. Chiede di parlare con il magistrato Pierpaolo Bruni che convoca a sua volta l’allora capitano del Nucleo Investigativo, Michele Borrelli e il vicequestore della Squadra Mobile Giuseppe Zanfini. Vuota il sacco e li porta sul luogo dell’omicidio. Sono ore di tensione e attesa, fino al momento in cui il medico legale, Maria Chiara Lavorato ricompone sul terreno lo scheletro di Luca Bruni. Era una notte gelida, la notte della svolta.
Celestino Abbruzzese inguaia i fratelli
Ritorniamo a Celestino Abbruzzese. L’ex narcotrafficante di Cosenza Vecchia, oltre a spiegare ai magistrati di Catanzaro come era divisa territorialmente l’area urbana di Cosenza – parlando di Roberto Porcaro, dei fratelli e di altri soggetti coperti dal segreto istruttorio – illustra una dinamica più precisa sul delitto di Luca Bruni. Conferma, in sostanza, il racconto di Franco Bruzzese che nel 2016 aveva solo accennato alla presenza di Marco Abbruzzese, conosciuto come lo “struzzo”, sul luogo dell’assassinio di ‘ndrangheta.
La Dda di Catanzaro, infatti, in premessa evidenzia che «quella che sembrava un’indicazione confusa e imprecisa, poiché peraltro non confortata [all’epoca] dal racconto degli altri collaboratori di giustizia coinvolti nell’omicidio di Luca Bruni» riferendosi ai narrati di Franco Bruzzese, Daniele Lamanna e Adolfo Foggetti «diviene il perno dell’odierna comunicazione, atteso che in data 7 dicembre 2018 l’allora neo-collaboratore Abbruzzese Celestino, germano di Marco, Nicola e Luigi e cognato di Antonio (odierni deferiti), dettaglia l’apporto fornito dai vertici della “famiglia Banana” nell’esecuzione dell’omicidio di Luca Bruni: l’occultamento del cadavere (aggiungendo di averne parlato alla moglie Palmieri Anna, attuale collaboratrice di Giustizia)».
L’ufficio inquirente coordinato dal procuratore capo Nicola Gratteri ritiene che «il racconto è preciso e circostanziato atteso che proviene da uno dei partecipi, il cognato Abbruzzese Antonio e dal fratello Nicola. Il contributo [da parte della cosca degli Abbruzzese dei Banana all’omicidio Bruni] non è estemporaneo ma frutto di accordi pregressi, atteso che l’eliminazione del Bruni avrebbe agevolato i “Banana” nell’acquisizione del monopolio della gestione dell’eroina su Cosenza».
Il dettaglio del Rolex trovato nella fossa di Luca Bruni
Celestino Abbruzzese ricorda «un ulteriore particolare, ovvero che discutendo con mio fratello Nicola e mio cognato Antonio Abbruzzese, marito di mia sorella Rosaria, mi dissero che al momento in cui veniva seppellito, Luca Bruni aveva al polso un orologio Rolex ed io gli chiesi se se ne fossero impossessati; io gli dissi anche che i Rolex erano numerati, per cui potevano risalire a loro, ma entrambi mi risposero che lo avevano lasciato al braccio e seppellito con tutto l’orologio».
La dichiarazione di Abbruzzese va in profondità: «Ricordo ancora che mio fratello Marco mi disse di essere stato anche lui presente sul posto assieme a Maurizio Rango, con il compito di intervenire ad uccidere Luca Bruni qualora non ci fossero riusciti Adolfo Foggetti e Daniele Lamanna, ma ciò non fu necessario; Marco mi disse che lui era armato di kalashnikov mentre Maurizio Rango era armato di pistola». «Come detto in precedenza, all’occultamento del cadavere hanno preso parte Ettore Sottile, mio cognato Antonio Abruzzese e i miei fratelli Marco, Luigi e Nicola». Maurizio Rango invece voleva vedere con i suoi occhi il decesso di Luca Bruni e poi se ne andò. Ricostruzione che la Dda di Catanzaro considera plausibile, alla luce delle parole di Celestino Abbruzzese e soprattutto di Franco Bruzzeze, risentito sull’argomento nel 2018.