Da oggetto misterioso a probabile nuovo perno della difesa rossoblù. Raffaele Schiavi è stato indubbiamente il giocatore con la parabola più assurda a livello calcistico nel corso di questa stagione. Arrivato per guidare la difesa dopo una trattativa estenuante, durata oltre due mesi, un infortunio e lo scarso utilizzo di Piero Braglia ne hanno messo in discussione la permanenza. Poco meglio con Pillon, con Occhiuzzi l’ex capitano della Salernitana sembra aver ritrovato lo smalto giusto per guidare il trio difensivo che lo vede centrale insieme a Idda e Legittimo.

Esperienza Schiavi

Nella vittoriosa sfida interna contro la Virtus Entella, Schiavi ha dimostrato soprattutto esperienza da vendere. Alcuni “trucchetti del mestiere”, coi quali ha sopperito alla velocità degli avversari sui lanci lunghi, gli hanno permesso di infondere maggiore sicurezza ai compagni di reparto e allo stesso Perina, molto più sicuro e tranquillo nelle uscite a terra. Il classe ’86 ha dato compattezza e solidità al reparto, riuscendo a gestire molto bene gli uno contro uno anche in campo aperto contro gli attaccanti biancazzurri. Dopo i primi minuti di confusione, infatti, è apparso sicuro sia in marcatura sia in fase di controllo del pallone. L’impostazione, ovviamente, non veniva affidata a lui.

Non è un playmaker difensivo

Vero, Salvatore Monaco forse ha più qualità nel lancio lungo, ma Schiavi sicuramente non ha fatto rimpiangere il giocatore di proprietà del Perugia, apparso sì più preciso in fase d’impostazione ma anche più incerto nelle sfide uno contro uno con gli avversari. Emblematico il lancio lungo a 15′ dalla fine che aveva mandato un avversario dell’Entella in campo aperto. Conscio dell’impossibilità di affrontarlo in uno contro uno, ha guardato il pallone, tenendo l’attaccante ligure a debita distanza col braccio e lasciandogli perdere quel po’ di terreno che bastava per consentire a Perina un’uscita in sicurezza. Difficile che possa essere il play basso, certo. Ma lo stopper di Cava de’ Tirreni sarà, senza ombra di dubbio, l’uomo chiave su cui registrare la difesa a tre. (Francesco La Luna)