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L’Associazione Nazionale Magistrati risponde per le rime all’ex presidente del sindacato dei magistrati, Luca Palamara, espulso sabato scorso dall’organismo sindacale. «Un Giudice dovrebbe essere in grado di leggere lo Statuto di una associazione. Ancora di più quando ne è stato Presidente. Il dott. Palamara non è stato sentito dal CDC semplicemente perché lo Statuto non lo prevede. Non vi sono altre ragioni» si legge in una nota.
«Quando dice che non ha avuto spazio per difendersi Palamara mente: è stato sentito dai probiviri e in tutta la procedura disciplinare non hai mai preso una posizione in merito agli incontri con consiglieri del CSM, parlamentari e imputati. E, come lui, gli altri incolpati. Le regole si rispettano, anche quando non fanno comodo. Cerca ora di ingannare l’opinione pubblica con una mistificazione dei fatti: la contestazione riguardava gli incontri notturni all’hotel Champagne e l’interferenza illecita nell’attività consiliare, fatti purtroppo veri, e per questo sanzionati» scrive la Giunta Esecutiva Centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati.
I motivi dell’espulsione di Luca Palamara
«Le affermazioni rese dal dott. Carrelli Palombi a un quotidiano sono false. La proposta del Collegio dei Probiviri e la delibera del Comitato Direttivo Centrale dell’ ANM di espulsione del dott. Palamara non si fondano affatto su articoli di stampa, ma su provvedimenti emessi in sede disciplinare, e confermati anche dalla Suprema Corte, nei confronti del dott. Palamara, attualmente sospeso da funzioni e stipendio per il tentativo di condizionare l’attività del CSM e danneggiare e screditare altri magistrati, con ciò violando anche plurime disposizioni del codice etico dell’ANM».
«E’ stato proprio per attendere la definizione del procedimento disciplinare che il dottor Palamara, e il suo difensore, hanno chiesto ed ottenuto rinvii della trattazione del procedimento innanzi ai probiviri. Quale socio difensore dell’incolpato, Carrelli Palombi dovrebbe conoscere bene tali provvedimenti. L’ANM, infine, ha chiesto ripetutamente gli ulteriori atti di indagine, anche riguardanti fatti diversi, alla Procura di Perugia e ad opporsi alla loro acquisizione risulta essere stata proprio la difesa di Palamara: la migliore e definitiva prova che non è animato da alcuna esigenza di verità».