Per Cesareo è meglio un pranzo in Sila che organizzare i posti-letto Covid
Mentre a fine ottobre 2020 in provincia di Cosenza scoppiava la seconda ondata, Cesareo pensava agli affari suoi, facendo viaggi di piacere.
Mentre in provincia di Cosenza l’emergenza sanitaria da coronavirus iniziava a diventare drammatica, con la Regione Calabria che emanava un’ordinanza per aumentare i posti-letto in tutto il territorio, il direttore sanitario dell’ospedale Spoke “Cetraro-Paola”, Vincenzo Cesareo, se ne fregava della situazione e pensava agli affari suoi. E’ quanto emerge dall’ordinanza cautelare che ricostruisce tutte le condotte contestate al medico di Cetraro dalla procura di Paola, diretta dal procuratore capo Pierpaolo Bruni.
Oltre ai reati di peculato, che riguardano i 94 viaggi personali effettuati in Campania e in Calabria, ce n’è uno, risalente all’11 novembre 2020, che è emblematico del modo di agire di Vincenzo Cesareo. Succede infatti che il presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì ordina di ampliare i posti-letto Covid e l’allora commissario straordinario dell’Asp di Cosenza, Cinzia Bettelini, telefona al direttore sanitario, indicendo per il giorno successivo un’urgente riunione di lavoro per l’attivazione di posti Covid presso il suo ospedale.
La telefonata con Cinzia Bettelini
«Dottore, buonasera. Immagino che lei avrà visto l’ordinanza» afferma la Bettelini, ma Cesareo disconosce il provvedimento e spiega al commissario che la mattina seguente non potrà essere presente all’incontro fissato all’interno dell’ospedale di Cetraro, in quanto «ho un appuntamento con l’oncologo per mia madre, posso mandare il dottore Raimondo» chiede il commissario.
In realtà, Vincenzo Cesareo si recherà a Corigliano Rossano in compagnia di due donne e di un altro dipendente dell’Asp di Cosenza, di cui solo una sottoposta a visita fisiatrica, proseguendo il suo viaggio di piacere in direzione Longobucco per il pranzo, poi in zona Lago Cecita per una passeggiata e infine a Camigliatello Silano per comprare dei salumi locali.
L’emergenza Covid a fine ottobre
Facendo un passo indietro, si evince un altro fatto molto inquietante, sempre relativo alle sue condotte di peculato, che certifica la sua totale spregiudicatezza – così lo ha definito il gip Rosamaria Mesiti – in danno delle funzioni direttive in ambito sanitario che dovevano servire per organizzare al meglio la battaglia contro il coronavirus. Il 29 ottobre, infatti, è sempre il commissario straordinario Cinzia Bettelini a richiamarlo «all’ordine», spiegando che a Casali del Manco è scoppiato un focolaio in una casa di cura per anziani e i carabinieri del Nas pretendono che gli ospiti vengano trasferiti in una struttura sanitaria pubblica per le cure del caso. Un fatto che Cosenza Channel ha documentato in prima linea, seguendo tutte le tappe della vicenda. (LEGGI QUI).
Così la Bettelini contatta Cesareo, mentre quest’ultimo si sta recando con l’auto di servizio a Cosenza, ma per scopi privati. Il commissario chiede di attivarsi «contatti il dottor Malomo, trovate i letti. Trovate, se del caso, i ventilatori. Preparate tutto perché potrebbero arrivare pazienti. Se non arrivano da Cosenza arrivano dal territorio, dobbiamo essere pronti per il weekend». Ma Cesareo non si attiva per far fronte alla direttiva del commissario, visto che nella telefonata intercorsa con Giampaolo Malomo, si disinteressa totalmente della questione. «Ora salgo a Cosenza! Mi faccio una camminata» dice Cesareo e Malomo chiede se sta andando in via Alimena, sede dell’Asp di Cosenza. «Noo… non ci vado proprio là! Che cazzo me ne fotte di via Alimena! Vadoo… vado per corso Mazzini… in quel negozio nostro! Che ci sono belle svendite!». Ma i carabinieri del Nas di Cosenza individuano la sua auto ferma nel comune di Rende davanti a un negozio di tessuti.
Il focolaio di Casali del Manco
Quando Cesareo si sposta verso Cosenza, dedicandosi sempre ai suoi affari, viene richiamato dalla Bettelini che «lo compulsa per l’urgente situazione» scrivono i pm di Paola. «Presso la Rsa di Casali del Manco “tutti positivi gli ospiti e anche gli operatori! Ci sono i Nas compreso Malomo, Marino e tutti! Sette pazienti sono supportato con ventilazione. I Nas appunto minacciano di andare in procura se noi non trasferiamo questi pazienti. Io sto venendo via da Rogliano. A che punto siamo a Cetraro dottore?». Cesareo, tuttavia, non sa cosa rispondere e dice: «Ci stiamo lavorando, devo parlare con Malomo», ma la Bettelini rincara la dose, affermando che «Malomo ha detto che secondo lui siamo in grado di prenderli. Questa è una situazione critica!».
Cesareo, qualche minuto più tardi, sente Malomo al quale riferisce le parole della Bettelini: «Tu hai detto a lei che possiamo aprire subito Cetraro?» e lo pneumologo replica: «Possiamo aprire se ci sono gli infermieri, io ho detto sempre “se”, non ho detto a lei che possiamo». E Cesareo spiega di «aver dato disposizioni al reparto di medicina di dimettere i pazienti che possono essere dimessi in modo da recuperare il personale» fanno notare gli inquirenti. E Malomo lo mette con le spalle al muro: «Qua ci sono i Nas, però! E non sanno dove collocare sti pazienti che tra l’altro stanno male e c’è la procura! Vincè, come dobbiamo fare? Tu sei il capo io sono la coda. Io sono un esecutore di ordini”». Cesareo ribadisce di essere a Cosenza: «Ora vedo che cazzo devo fare».
Il fantomatico viaggio di lavoro dall’ex commissario Cotticelli
A fine luglio del 2020, la procura di Paola rileva che «Cesareo si sottrae ai propri impegni dicendo che si sta recando dall’allora commissario della Regione Calabria, Saverio Cotticelli. In realtà, la giustificazione addotta da Cesareo non corrisponde a verità in quanto lo stesso si sta recando con tutta la famiglia al mare ad Amantea e poi a pranzo presso il ristorante Mareblù». Cosa succede quel giorno? Gli autisti in servizio presso l’ospedale Spoke “Cetraro-Paola” si erano rifiutati di portare i tamponi da Cetraro a Cosenza. Nel disinteresse generale, Cesareo trova una scorciatoia: «Basta che ci va qualcuno, alla virologia, dalla dottoressa Greco, a nome mio!».