Si scrive Giuseppe Rossi, si legge Pepito. Il numero 49 della Spal, arrivato dal mercato degli svincolati, ha già debuttato con la maglia biancazzurra contro l’Alessandria, nel clamoroso tonfo interno dei ferraresi della scorsa settimana. Quello che doveva essere il trascinatore dell’Italia al Mondiale del 2014, saltato per una scelta di convocazione di Cesare Prandelli, domani affronterà il Cosenza. Inizialmente si accomoderà sulla panchina del “Marulla”. Storie che si intrecciano e riannodano i fili.

L’esplosione e il sottomarino

Sì, perché dopo due anni col Manchester United, che lo aveva prelevato dalle giovanili emiliane, Rossi tornerà al “Tardini”. Aiutò la squadra allora allenata dal non ancora Sir Claudio Ranieri a portare a casa una salvezza insperata, segnando 9 gol in 19 partite. Al termine della stagione, i Red Devils lo cederanno per undici milioni al Villareal, dove si consacrerà come una delle più scintillanti realtà del calcio europeo. Si guadagnerà anche la convocazione per la Confederations Cup del 2009, nella quale segnerà una doppietta agli Stati Uniti (resa iconica da un commento tecnico leggendario di Salvatore Bagni). Al submarino amarilla resterà fino al 2013, confermandosi in doppia cifra per tutti i campionati giocati a eccezione dell’ultimo anno e mezzo, minato da un grave infortunio, il primo di una lunga serie.

La resurrezione viola di Rossi e il nuovo. incubo

Se il viola è il colore della Quaresima, Pepito non lo sapeva. Firma a Firenze e risorge, almeno fino all’altro infortunio, che lo costringerà a un lungo stop. Il suo calvario si è prolungato fino ai giorni nostri, in uno dei tanti What If che il campionato cadetto accoglie fra le sue braccia. Pepito Rossi, l’uomo del futuro italiano, domani affronterà i Lupi ed è uno di quei calciatori che è sempre bello poter ammirare.