Testa di Serpente, spunta una presunta estorsione ai danni di una scuola elementare di Cosenza
Nel corso di una testimonianza il titolare ha raccontato la vicenda, sollecitato dalle domande del pubblico ministero della Dda di Catanzaro Corrado Cubellotti
Spunta una presunta estorsione nel processo “Testa di Serpente”, ai danni di uno dei titolari di una scuola primaria privata di Cosenza. La circostanza è emersa nel corso di una testimonianza intercorsa nell’udienza dell’11 ottobre 2022, dinanzi al tribunale collegiale di Cosenza, presieduto dal presidente Carmen Ciarcia (giudici a latere Francesco Luigi Branda e Iole Vigna). A sollecitare il testimone è stato il pm della Dda di Catanzaro, Corrado Cubellotti che, attraverso le sue domande, ha ricostruito la vicenda giudiziaria presente agli atti di “Testa di Serpente”.
Il processo, nella seduta in corso di svolgimento a Cosenza, tratta la cessione di un terreno in via Romualdo Montagna, dal quale è scaturita una presunta estorsione contestata dalla Dda di Catanzaro ad alcuni esponenti della famiglia Abbruzzese di Cosenza.
La presunta estorsione ai danni della scuola elementare privata di Cosenza: le contestazioni
In realtà, la presunta estorsione ai danni della scuola privata paritaria cosentina fa parte della maxi inchiesta antimafia della Dda di Catanzaro, che il 1 settembre scorso, è sfociata in 202 misure cautelari personali, nella stragrande dei casi confermate poi dal tribunale del Riesame di Catanzaro.
La questione affrontata nel processo “Testa di Serpente“, infatti, è circoscritta a due capi d’imputazione: il 15 e il 16. Le accuse, nel caso di specie, riguardano Luigi Abbruzzese, Nicola Abbruzzese e Francesco Curcio.
Secondo la Dda di Catanzaro, dopo essersi interessati della vendita del terreno che in precedenza era stato occupato abusivamente da Antonio Russo, aggredito precedentemente, gli indagati avrebbero preteso in cambio un “regalo”, come lo ha definito il teste in aula, chiedendo illecitamente la somma di 2900 euro. Somma di denaro che sarebbe stata ceduta ai medesimi attraverso alcuni cambiali emesse da una donna, che aveva iscritto il figlio alla scuola “attenzionata”, a titolo di quota parte della presunta richiesta estorsiva che sarebbe stata definita con il versamento di 4mila euro annui, da versare in due diverse rate, con scadenze a Natale e Pasqua, da parte dei titolari della scuola elementare privata.
La cambiale ceduta a scopo estorsivo
Nel corso dell’esame, il pubblico ministero ha fatto accenno ai rapporti avuti dal testimone con Luigi Abbruzzese, conosciuto una volta, a suo dire, in uno studio legale di Cosenza, per la vendita del terreno. Terreno che sarebbe stato valutato 100mila euro da una perizia eseguita da un ingegnere di sua fiducia, ma venduto a 27mila euro dopo la presunta intromissione degli Abbruzzese, a cui lui si era rivolto per risolvere la faccenda con Russo.
Nel controesame, visto che il magistrato antimafia aveva introdotto il tema, l’avvocato Cesare Badolato, difensore di Luigi Abbruzzese, ha posto una serie di domande sul fatto, tra le quali il tempo di conoscenza tra l’imputato e la presunta vittima e se nel corso dell’arco temporale fossero giunte alla parte offesa altre presunte richieste estorsive. Il testimone ha spiegato di aver ricevuto solo quella da parte dei medesimi, specificando di aver “trattato” sulla cifra, in quanto la scuola in quel periodo non versava in condizioni economiche ottimali, per ottemperare, a scopo estorsivo, alla richiesta di 10mila euro.
L’uomo, tuttavia, non era a conoscenza se la donna, alla quale aveva comunicato di aver ceduto il credito a Luigi Abbruzzese, Nicola Abbruzzese e Francesco Curcio, avesse pagato la somma di 2900. Questo aspetto, tuttavia, è contenuto nel capo 16 dell’ordinanza firmata dal gip Alfredo Ferraro, dove la procura antimafia di Catanzaro, ha evidenziato come la signora abbia dato agli indagati la somma di 100 euro al mese fino all’estinzione del debito che aveva nei confronti della scuola elementare privata di Cosenza. Per la cronaca, l’accusa non aveva chiesto alcuna misura per i due capi d’imputazione.