La prima sezione della Suprema Corte di Cassazione ha annullato con rinvio il provvedimento di sequestro del residence degli Ulivi, di proprietà del docente universitario Vittorio Palermo, ora ai domiciliari dopo un lungo periodo trascorso in carcere. Il sequestro era stato confermato dal tribunale del Riesame di Catanzaro, il quale sosteneva che Vittorio Palermo, a corredo della precedente imputazione per 416 bis, in realtà fosse un prestanome di Carmelo Bagalà, presunto boss dell’associazione mafiosa operante nel Lametino.

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Nel decreto di sequestro, inoltre, si faceva riferimento anche al fatto che Vittorio Palermo e Carmelo Bagalà avessero tratto un ingiusto profitto dall’accoglienza dei migranti nel residence degli Ulivi, spartendosi i proventi leciti derivati dalla presenza dei profughi in fuga dagli scenari di guerra e povertà.

La difesa, composta dagli avvocati Guido Contestabile, Francesco Giovinazzo e Mario Auriemma, ha ribaltato le tesi accusatorie della Dda di Catanzaro, ottenendo quindi dagli ermellini un nuovo giudizio davanti al Riesame, dove si discuterà per la seconda volta della titolarità e liceità delle azioni di Vittorio Palermo nella gestione del residence degli Ulivi.