Ha fatto rumore nei giorni scorsi il sequestro di 350mila euro eseguito dalla Guardia di Finanza di Cosenza su input della procura della Repubblica, coordinata dal procuratore Mario Spagnuolo, relativamente a tre imprenditori cosentini, accusati di aver trasferito sui conti correnti personali i fondi per la gestione dei migranti. Fatti che sarebbero avvenuti tra il 2015 e il 2020.

Nel mirino degli investigatori sarebbe finita la cooperativa che gestiva il centro accoglienza migranti di Pedivigliano, una struttura già al centro dell’attenzione medica tra il 2015 e il 2016, allorquando alcune associazioni, tra cui Amnesty International, avevano ispezionato i locali, scoprendo una situazione davvero drammatica.

La Guardia di Finanza, nel corso delle indagini, avrebbe accertato l’utilizzo illegittimo di fondi pubblici erogati a una onlus cosentina demandata alla gestione di un “Centro di accoglienza straordinaria” (Cas) per cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale. Ed è proprio quella di Pedivigliano.

I tre soggetti – di cui uno operante nel capo delle pompe funebri – mediante artifizi contabili, consistiti nell’artata creazione di scritture e poste di bilancio recanti costi e/o finanziamenti alla onlus stessa da parte di soci, rivelatisi di fatto inesistenti, avrebbero trasferito indebitamente su conti correnti bancari personali, ovvero intestati ad altre imprese da loro amministrate, circa 350mila euro. Queste presunte condotte delittuose integrerebbero, secondo la procura, le ipotesi di reato di malversazione di erogazioni pubbliche e autoriciclaggio.