Processo Bergamini, accusa e difesa danno un taglio ai testimoni
Di comune accordo hanno rinunciato a sentirne un aula una trentina fra tifosi ex calciatori del Cosenza, la fine del dibattimento è un po' più vicina
L’udienza odierna del processo Bergamini passerà agli annali per la scelta, assunta di comune accordo da accusa e difesa, di dare un taglio alla lunga lista di testimoni che avrebbe dovuto deporre in aula da qui ai prossimi mesi. Almeno trenta delle persone inserite nella lista non saranno convocate in tribunale, con la Corte che si limiterà ad acquisire le dichiarazioni da loro rilasciate durante le indagini preliminari. La fine del dibattimento, ora, è un po’ più vicina.
È un elenco che contempla soprattutto tifosi del Cosenza, qualche ex calciatore come Rudi Brunelli, Ciro Muro e Luigi De Rosa, un fidanzatino dell’imputata Isabella Internò (roba di quando entrambi avevano quindici anni), anziani messi fuori gioco dal tempo e dalle malattie, qualche giornalista. Testimonianze di contorno alle quale un po’ tutti hanno convenuto di poter rinunciare, anche perché di testimoni così al processo ne sono già stati sentiti a volontà. Il programma di oggi, del resto, non ha fatto eccezione alla regola.
Sulla scomoda sedia, infatti, ha preso posto solo il giornalista sportivo cosentino Giuseppe Milicchio. Nei giorni successivi alla tragedia di Roseto si recò nel luogo in cui era morto Denis per effettuare delle riprese. Quel video sarà ora acquisito, sommandosi così agli altri girati dalla Rai nello stesso periodo e già agli atti del dibattimento. Il cronista ha poi mostrato in aula la trascrizione di un’intervista rilasciata a un suo collega da Ottavio Abate tra il 21 e il 22 novembre del 1989, quando ancora l’inchiesta era ai nastri di partenza e l’allora pubblico ministero non aveva sentito neanche Isabella Internò. Il documento è stato acquisito, non si sa a quale fine.
Per il resto, anche a Milicchio – come a un po’ tutti prima di lui – è stato chiesto di esprimere considerazioni personali sulla vicenda. Il giornalista ha affermato di essere stato convinto fin dalle prime ore che quello di Denis fosse «un omicidio», che anche tutti i suoi colleghi «erano certi che non si trattasse di un suicidio» e via discorrendo. In conclusione, comunque, ha ammesso di non essersi mai occupato dell’inchiesta in termini giornalistici, fatte salvo il sopralluogo con riprese video eseguito nell’immediatezza.
Dopo un paio d’ore i lavori sono stati aggiornati al prossimo 24 febbraio. Quel giorno i giudici dovranno sciogliere anche una riserva: approfondire o meno lo stato di salute di Maria Zerbini, la mamma di Denis. La donna, infatti, è affetta da patologie degenerative divenute di recente invalidanti. Che non possa rendere testimonianza in aula è pressoché acclarato, ma i difensori della Internò hanno chiesto di poter visionare un po’ tutta la documentazione sanitaria che la riguarda: non solo i certificati medici presentati oggi in aula, ma anche quelli degli anni passati.