«Ma i campetti di Viale Parco sono agibili o no?». Lo chiedono in una nota i rappresentanti de “La Cosenza Che Vuoi”, il segretario Candida Tucci e Giacomo Martirano.

«La domanda sorge spontanea ed a porla è il Circolo di Cosenza del Movimento politico La Calabria che Vuoi. Passeggiando lungo il Parco del Benessere Jole Santelli (Viale Giacomo Mancini, “Viale Parco”), ci si rallegra nel vedere la ripresa dei lavori di completamento di alcune opere, alcune già fruibili, come gli spazi all’incrocio con Via Alessandro Lupinacci o gli attrezzi ginnici dislocati lungo tutto il Viale».

«Altro motivo di grande soddisfazione è vedere frotte di ragazzi che giocano a basket e calcetto nei rispettivi campetti. In questo caso salta però immediatamente agli occhi il fatto che il cancello della recinzione dei campetti è chiuso con dei lucchetti e sono visibili vistosi (e pericolosi ?) buchi nella rete di recinzione (da cui entrano i ragazzi) e, ahi noi, ingenti quantità di immondizia (soprattutto bottiglie di plastica) lungo tutto il perimetro interno dei campetti.

«Sorge quindi il dubbio che i campetti non siano ancora collaudati/agibili oppure, qualora lo siano, non sia partita ufficialmente l’organizzazione per la loro fruizione e manutenzione. E allora, al fine di non ritardare la regolare entrata in funzione dei campetti, chiediamo all’Amministrazione di fare uno sforzo per accelerare l’iter burocratico di collaudo e agibilità (qualora ancora incompleto) e per dar luogo ad una fruizione degli stessi in sicurezza ed in condizioni di decoro».

«Nel frattempo, chiediamo quanto meno che, in attesa che vengano installati dei cestini per la raccolta (differenziata) dei rifiuti, a qualche operatore sia dato il compito di raccogliere l’ingente quantità di spazzatura depositata all’interno dei campetti e ai ragazzi di contribuire a tenerli puliti, non lasciando sul campo le bottiglie di plastica. Riusciremo – sottolineano Candida Tucci e Giacomo Martirano referenti del Circolo – una volta tanto a partire tutti col piede giusto?» conclude “La Cosenza che vuoi”