sabato,Settembre 30 2023

Omicidio Gioffrè, Tiziana Mirabelli ricorre in Cassazione. «Fu legittima difesa»

L'avvocato Cristian Cristiano deposita una corposa memoria alla Suprema Corte evidenziando gli elementi non valorizzati dal tribunale del Riesame di Catanzaro

Omicidio Gioffrè, Tiziana Mirabelli ricorre in Cassazione. «Fu legittima difesa»

Tiziana Mirabelli, rea confessa dell’omicidio di Rocco Gioffrè, ricorre in Cassazione. L’avvocato Cristian Cristiano, difensore dell’indagata che il 14 febbraio scorso ha ucciso il 75enne originario di San Fili nel suo appartamento, situato al quinto piano di un edificio in via Monte Grappa, ritiene che il tribunale del Riesame di Catanzaro non abbia valorizzato tutti gli elementi difensivi portati a conoscenza di chi ha giudicato la posizione cautelare della 45enne cosentina.

La donna, secondo quanto raccontato agli investigatori e alla procura di Cosenza, ha reagito a un tentativo di violenza sessuale da parte dell’anziano che avrebbe assunto un atteggiamento morboso nei suoi riguardi, pedinandola negli spostamenti e inviando continui messaggi su Messenger. Tiziana Mirabelli non accettava questi comportamenti ma, dal canto suo, non ha mai sporto denuncia rispetto ad altre presunte condotte della vittima che la 45enne avrebbe riferito ai magistrati della procura di Cosenza e al gip Alfredo Cosenza.

Dalle 36 coltellate contro Gioffrè al rinvenimento delle microspie

Rocco Gioffrè è stato ucciso con 36 coltellate. Ferite da taglio e da punta rinvenute dai medici legali Silvio Berardo Cavalcanti e Vannio Vercillo in vari punti del corpo, in particolar modo nella zona toracica nonché sulle spalle. Tiziana Mirabelli, secondo quanto ricostruito, avrebbe afferrato il coltello una volta che Gioffrè glielo avrebbe puntato contro per ferirla. Così la donna, disarmando l’anziano, avrebbe avuto la possibilità di utilizzare mortalmente l’arma da taglio contro il 75enne, assassinato nella stanza da letto di lei.

Il corpo di Gioffrè è stato nascosto in casa per sei giorni, fino al 19 febbraio 2023, quando Tiziana Mirabelli, accompagnata dai suoi legali, ha deciso di costituirsi ai carabinieri di Cosenza Principale, raccontando i fatti. Da quel momento si trova nella sezione femminile del carcere di Castrovillari in attesa che la procura di Cosenza concluda le indagini che nell’ultimo mese hanno avuto una forte accelerata. Di recente, i carabinieri di Cosenza hanno rinvenuto le microspie indicate dalla donna ai militari dell’Arma durante i successivi interrogatori. Ma tanto altro deve essere ancora chiarito.

Tiziana Mirabelli si rivolge alla Corte di Cassazione, le argomentazioni difensive

Nel corso degli interrogatori la difesa di Tiziana Mirabelli aveva avanzato alcune richieste volte a dimostrare la credibilità della donna rispetto a quanto realmente successo in via Monte Grappa. Per giustificare l’ipotesi della legittima difesa, reagendo quindi a un presunto tentativo di avere un rapporto sessuale non consenziente, la 45enne aveva riportato alcune lesioni in ambedue le mani, in particolare alla mano destra. Le due mani infatti erano bendate anche quando l’indagata si presentò dinanzi al gip Alfredo Cosenza, il quale aveva consentito ai medici legali incaricati dalla procura di eseguire l’esame autoptico di recarsi in carcere a Castrovillari al fine di valutare la compatibilità delle ferite con l’azione difensive posta in essere contro Rocco Gioffrè.

L’avvocato Cristian Cristiano, esaminando le motivazioni del Riesame di Catanzaro, ha contestato tutti i passaggi che hanno portato sia all’emissione che alla conferma della custodia in carcere, evidenziando come gli elementi difensivi non siano stati valorizzati a dovere dai giudici. Il Riesame, dal suo punto di vista, aveva motivato che il racconto di Tiziana Mirabelli fosse totalmente inverosimile rispetto agli atti inviati e analizzati dal gip di Cosenza, non prendendo in considerazione, sempre il tribunale, le ipotesi invocate dalla difesa a discolpa di Tiziana Mirabelli.

Le valutazioni del Riesame contestate dalla difesa di Tiziana Mirabelli

Nel caso di specie, la difesa di Mirabelli è convinta che il Riesame di Catanzaro abbia focalizzato l’attenzione su pochi e non determinanti aspetti travisando il narrato dell’imputata. Altresì, i giudici avrebbero sminuito «a semplici lesioni neanche gravi» le ferite riportate dalla donna ritenuta dal suo difensore vittima di stalking, lesioni personali aggravate e violenza sessuale. Ciò troverebbe giustificazione al fine di escludere il ricorrere della legittima difesa «in via principale e dell’eccesso colposo in via subordinata, ritenendo non proporzionata la reazione all’azione ed eterogenei i beni in gioco».

La difesa, dando la sua versione dei fatti sulle condotte tenute da Tiziana Mirabelli a difesa della propria vita, non ha dubbi nell’affermare che la donna si sia legittimamente difesa di fronte a Rocco Gioffrè. Per l’avvocato Cristiano, inoltre, la sua assistita ha descritto senza contraddirsi la dinamica omicidiaria, chiarendo ogni passaggio del delitto, dalla prima coltellata allo stomaco alle altre inferte nella zona della gola e delle spalle. In sostanza, il legale di Tiziana Mirabelli ha inteso evidenziare il fatto che la 45enne cosentina abbia reagito durante una colluttazione con l’uomo. Il difensore, dunque, ha espressamente scritto che in quel momento l’unica vita in pericolo era quella di Tiziana Mirabelli in quanto Gioffrè aveva un coltello in mano mentre la donna era a mani nude. La palla passa dunque alla Corte di Cassazione.