sabato,Marzo 15 2025

Corigliano-Rossano, l’idrogeno verde apre nuovi scenari. Il prof. Agostino: «Potrà innescare un circolo virtuoso nel territorio»

Dopo la notizia del finanziamento per la realizzazione di un impianto nel sito dell'ex centrale Enel, il docente Unical che ha fatto parte della commissione che ha valutato i progetti spiega quali sono le possibili ricadute

Corigliano-Rossano, l’idrogeno verde apre nuovi scenari. Il prof. Agostino: «Potrà innescare un circolo virtuoso nel territorio»

Da ingombrante testimone di un passato ormai lontano a passaporto per il futuro. La svolta arrivata a Corigliano-Rossano con il decreto 4621 del 30 marzo scorso promette di essere ben più di una semplice svolta: una rivoluzione verde. La stessa che dà il nome alla Missione 2 del Pnrr grazie alla quale qui arriveranno i quasi 15 milioni di euro che consentiranno di realizzare nell’area dell’ex centrale Enel un impianto per la produzione di idrogeno verde. Quattro in tutto le proposte presentate in risposta all’avviso pubblico emanato dalla Regione con il decreto dirigenziale 73 del 5 gennaio per la “realizzazione di impianti di produzione di idrogeno rinnovabile in aree industriali dismesse”, due quelle approvate: il primo a Corigliano-Rossano, appunto, l’altro a Lamezia Terme.

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Della commissione giudicatrice fa parte, tra gli altri, il docente del Dipartimento di Fisica dell’Unical Raffaele Agostino, tra i tre esperti esterni chiamati dalla Regione Calabria. L’idrogeno è infatti materia sua, essendo anche responsabile nazionale di uno dei progetti di ricerca fondamentale targati Unical e finanziati dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Dei particolari del progetto Enel non può dire molto, trattandosi di una proposta riservata. Sulle prospettive che però questo apre per il territorio non lascia dubbi: «L’idrogeno è un serbatoio di energia che ha applicazioni in molti ambiti. Il paradigma di questo percorso è: si prende un’area dismessa, si mette dentro un impianto fotovoltaico asservito alla produzione di idrogeno e l’idrogeno verrà poi fornito alle imprese del territorio che lo utilizzeranno a loro volta nei loro processi, creando un’innovazione di filiera in una sorta di circolo virtuoso».

A Corigliano-Rossano si porrà un piccolo tassello all’interno di una strategia più ampia, che è quella della decarbonizzazione, ossia il passaggio da un’economia basata sui combustibili fossili a una basata sull’energia pulita. «L’idrogeno viene prodotto a partire da energie rinnovabili – spiega Agostino –. Si estrae dall’acqua, non esistendo in natura come gas in quantità sufficienti. Per far questo bisogna avere una fonte di energia primaria: si possono utilizzare quelle tradizionali, ma ciò non ha senso, o le rinnovabili». In questo modo, quello che si mette in moto è un processo pulito.

Ma perché produrre idrogeno e non semplicemente energia da impianti fotovoltaici o eolici? «Il problema del sole e del vento è che non ci sono a comando, hanno una variabilità non controllabile – sottolinea il professore –. Attraverso l’idrogeno si risolve un problema: si prende l’energia in eccesso e la si conserva per utilizzarla in un secondo tempo. Invece di avere delle batterie, visti i costi dovuti alla grande quantità di energia da conservare, la migliore cosa è produrre idrogeno, che viene conservato per tutto il tempo che si vuole e utilizzato quando serve».

Le applicazioni sono diverse. Nelle auto, per esempio, sia in quelle elettriche sia in quelle con motore a combustione interna alimentate a gas. O nell’industria orafa, dove può dare una fiamma pulita per le lavorazioni. Ma anche in ambiente domestico: l’idrogeno si può miscelare con il metano e alimentare le caldaie, al contempo riducendo la quantità di CO2 rilasciata e ottimizzando la vita delle caldaie stesse, che così durano di più.

«Il lavoro che si sta facendo, in generale, sulle hydrogen valleys è abbastanza importante – evidenzia Agostino – e il dialogo con la Regione Calabria è appena iniziato, anche perché quest’ultima dovrà dotarsi di un piano energetico in cui una parte sarà dedicata all’idrogeno».

E poi ci sono le comunità energetiche. Spiega ancora il docente: «L’idrogeno ha il vantaggio di essere scalabile, non ha una dimensione tipica: si possono fare piccoli impianti con costi ridotti a partire da quartieri o condomini fino ad arrivare alle grandi aree industriali».

A Rossano il progetto non è da poco. Intanto perché andrà a rivitalizzare un’area dismessa sul cui futuro da anni ci si interrogava senza trovare soluzioni valide. E poi perché potrebbe mettere in moto il circolo virtuoso di cui diceva il professore.

Figure lavorative richieste? «Tecnici specializzati su impianti di gestione del gas, per la sicurezza, elettronici ed elettrici – dice Agostino – e poi c’è la parte di ingegneria degli impianti, energetica, meccanica e quella che riguarda chimica, fisica e scienza dei materiali».

Quello che spaventa, parlando di futuro, è però il tempo. Ma il professore rassicura: «La realizzazione, da progetto, è prevista in tre anni che è un tempo abbastanza congruo. Le difficoltà con questi impianti stanno nel fatto che trattandosi di un’industria nascente gli apparati necessari non sono disponibili immediatamente, bisogna ordinarli e aspettare che vengano prodotti e siano installati. Ma c’è anche da dire che imprese importanti come Enel hanno una dotazione interna capace di far fronte alle necessità per la realizzazione di impianti di questo tipo».