domenica,Marzo 23 2025

Concorso “pilotato” a Cleto, «Alimena aveva fornito a Paonessa le domande scritte e orali»

Il presidente della commissione d'esame avrebbe "pattuito" con il candidato la somma di 5mila euro. Ecco tutte le accuse della procura di Paola

Concorso “pilotato” a Cleto, «Alimena aveva fornito a Paonessa le domande scritte e orali»

L’inchiesta contro l’ex sindaco di Cleto Giuseppe Longo inizia nei primi mesi del 2020, mentre il Covid stava per entrare nelle nostre vite. Il procedimento infatti trae origine dalle indagini effettuate in relazione all’affidamento diretto alla società Iga S. r. l., di cui era amministratore Mario Antonio Cascarano. Società che operava nel servizio della raccolta rifiuti. Così la procura di Paola ascoltano le dichiarazioni di un amministratore di un’altra società, risultata aggiudicataria di precedente gara bandita per il periodo di un anno.

Come nasce l’inchiesta sull’ex sindaco di Cleto

L’ipotesi accusatoria della procura di Paola è quella prevista dall’articolo 319 quater del codice penale, ovvero induzione indebita a dare o promettere utilità. Prende il via l’attività intercettiva nei confronti di Giuseppe Longo e non solo, ma il giudice delle indagini preliminari convalidando il decreto emesso in via d’urgenza dal pm, rileva tuttavia la mancanza della gravità indiziaria per il reato ipotizzato dalla procura, ritenendo sussistente la gravità indiziaria esclusivamente per il reato di turbativa d’asta. Il gip Carotenuto, inoltre, sulla base degli elementi d’indagine rileva che l’ipotesi di reato di cui all’articolo 319 quater, già esclusa dal gip, era stata riqualificata quale tentativo di concussione, «del tutto insussistente per le medesime ragioni già individuate in sede di autorizzazione».

Il servizio per la raccolta rifiuti a Cleto

La valutazione del gip di Paola, relativamente ai primi tre capi d’imputazione, è netta. Parliamo delle ipotesi di reato in cui Giuseppe Longo, in qualità di sindaco del Comune di Cleto, «abusando delle sue funzioni e in concorso con Alessandro Isabella, avrebbe compiuto atti idonei diretti a costringere» la società che aveva in gestione la raccolta dei rifiuti, «a cedere la gestione del servizio di raccolta rifiuti di cui erano aggiudicatari e quindi a turbare il procedimento amministrativo diretto all’individuazione dele gestore di tale servizio, procedendo ad estromettere illecitamemnte la società sia aggiudicataria e procedendo ad affidamento diretto in favore di impresa riconducibile ad Isabella». Il gip ha rilevato, leggendo gli atti, che il contratto della precedemte società era scaduto nel 2019 e che la stessa vantasse un diritto e non un obbligo nel proseguire il servizio a richiesta dell’amministrazione comunale di Cleto.

I lavori al cimitero di Cleto

Gravità indiziaria insussistente, secondo il gip di Paola, anche per i capi 4, 5, 6 e 7 relativamente all’affidamento dei lavori per il consolidamento ed il completamento del cimitero di Cleto. Parliamo di un presunto caso di corruzione. Nel mirino della procura di Paola, oltre al sindaco Longo, è finito anche Antonio Mottola, legale rappresentante di una società di Benevento. Per i pm di Paola non vi erano i presupposti d’urgenza. Nel caso in esame, fa notare il giudice, emerge «esclusivamente che su richiesta di Alessandro Isabella, Giuseppe Longo indicava i nomi di alcuni operai. La conversazione non dimostra affatto che tale assunzione fosse in diretta connessione con l’affidamento del servizio e si trattasse del prezzo di un illecito accordo stipulato tra i due». Riguardo i lavori, secondo il gip, le conversazioni avrebbero dimostrato che al momento dell’emissione della determina di affidamento diretto i lavori erano effettivamente urgenti. Non meritevole d’accoglimento neanche il capo in cui sono indagati in concorso Longo e Algieri.

Il concorso “pilotato”

Il capitolo investigativo dove, secondo il gip di Paola, sussiste la gravità indiziaria è quello relativo al presunto concorso “pilotato” dall’allora sindaco di Cleto Giuseppe Longo. Il 21 marzo 2021 vengono captate infatti alcune conversazioni tra Longo e Salvatore Paonessa. «Fin dalle prime interlocuzioni appare evidente la preoccupazione di Paonessa di individuare un commissario compiacente che possa garantirgli la vincita». Per arrivare a tale epilogo, riferiscono gli investigatori, che sarebbe stato organizzato anche un pranzo nell’ufficio del sindaco, nel corso del quale sarebbero intervenuti pure Salvatore Paonessa, Salvatore Carnevale e Alfonso Francesco Alimena, nominato successivamente presidente della commissione.

Il patto tra Paonessa e Alimena

Nelle successive conversazioni, una volta che Paonessa aveva superato il concorso, posizionandosi al primo posto, Alimena, dicono i pm, avrebbe iniziato a reclamare il saldo illecito del prezzo pattuito, intorno ai 5mila euro, visto che Paonessa, sempre secondo gli investigatori, aveva versato solo 500 euro. “Paonessa non era in condizione di versare” le restanti 4.500 euro, evidenzia il gip di Paola. Longo quindi avrebbe assunto il ruolo di intermediario nella vicenda.

Le valutazioni del gip

Secondo il gip Carotenuto, i fatti non si inquadrerebbero nel reato di concussione in quanto non vi sarebbero elementi «per ritenere che gli indagati», Longo e Alimena, «avessero prospettato a Paonessa che in caso di mancato pagamento il concorso sarebbe stato annullato». E ancora: «Il reato di corruzione era già perfezionato con la promessa da parte di Paonessa e la successiva condotta di Alimena e di Longo nel ruolo di intermediario altro non rappresenta che richieste di adempimento di un reato già consumato». Per il giudice cautelare di Paola, altresì, «è emerso che Alimena ha fornito a Paonessa sia gli argomenti delle prove scritte sia le domande che la commissione avrebbe formulato all’orale, con ciò commettendo il reato di cui all’art. 326, terzo comma. Paonessa concorre in tale reato quale extraneus, istigatore della condotta del pubblico ufficiale, Longo parimenti quale istigatore, con il ruolo d’intermediario».

Indagata anche la commissione esaminatrice del concorso

Il caso del presunto concorso “pilotato” coinvolge anche la commissione esaminatrice, nelle persone di Alimena (presidente della commissione), Maria Tenuta (componente), Carmen Dirini (componente) e Giovanna Oliverio (segretario). Qui la procura contesta il reato di truffa aggravata, sussistente in punto di gravità indiziaria, e falso relativamente al fatto che la commisione d’esame non si è mai riunita a Cleto, nonostante fossero state riportate le spese e i gettoni di presenza. Non accolte infine le altre richieste di misura cautelare relativamente ad affidamenti diretti nei confronti di numerosi professionisti.

Le esigenze cautelari

Longo, per il quale la procura aveva chiesto il carcere, deve rispettare il divieto di dimora nella provincia di Cosenza, «recidendo i legami locali». Ha 80 anni e allo stato risulta incensurato. Paonessa invece «a dispetto della sua giovanissima età, ha palesato una personalità sprezzante di qualsiasi regola, non facendosi scrupolo di corrompere il presidente della commissione per garantirsi l’assunzione». Paonessa oggi si trova agli arresti domiciliari. Alimena infine «è soggetto conosciuto dai co-indagati per essere disponibile ad assumere il ruolo di presidente della commissione di concorso al fine di consentire la vittoria al candidato indicato dal sindaco, dietro corrispettivo di denaro e di prodotti della terra». Per lui il gip ha applicato l’obbligo di dimora a Cosenza.

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