venerdì,Marzo 29 2024

Altomonte, successo per il “Sabato del vignaiolo”: l’evento riunisce 35 cantine artigianali e celebra il Magliocco

La soddisfazione di Cataldo Calabretta, presidente di Fivi, l'associazione che riunisce i piccoli produttori: «Questi vini sono estremamente autentici e rappresentano il territorio»

Altomonte, successo per il “Sabato del vignaiolo”: l’evento riunisce 35 cantine artigianali e celebra il Magliocco

E’ stato davvero un successo l’iniziativa “Il sabato del vignaiolo” che si è tenuta presso l’azienda Terre di Balbia ad Altomonte. All’incontro hanno partecipato oltre 35 cantine ma soprattutto tantissimi ospiti, al punto che gli organizzatori si sono visti costretti a bloccare le prenotazioni. Ad attirare tanta gente non solo la bellissima giornata di sabato scorso, la buona musica e il cibo, ma soprattutto la curiosità verso queste produzioni artigianali e franche.

Le cantine che hanno partecipato fanno infatti tutte parte della Fivi, l’associazione che raduna i piccoli produttori artigianali di vino. L’organizzazione, che si rifà a una manifestazione simile francese, racchiude in tutta Italia 1550 produttori, in Calabria in tutto sono 45. Gente che coltiva l’uva, la lavora, la imbottiglia e la vende in maniera artigianale, senza il supporto di altre uve, ma cercando di valorizzare le produzioni locali. Così sabato il vero protagonista della giornata è stato proprio il magliocco, vitigno tipico del cosentino.

E per capire l’importanza che questi produttori danno al territorio, basta pensare proprio alle origini della cantina Terre di Balbia. Il proprietario, che nelle vita faceva tutt’altro, ha comprato i vitigni da alcuni friuliani che erano venuti in Calabria per produrre vino rosso. I vitigni quindi erano estranei al territorio. C’era il merlot, il sangiovese, il montepulciano. Il proprietario dopo l’acquisto ha deciso di estirpare questi vigneti per sostituirli con impianti ad alberello di magliocco che oggi produce in purezza.

Insomma c’è un legame fortissimo fra questi produttori e il territorio. Questo concetto veniva fuori nelle parole orgogliose di ognuno di loro. La parola che usa più spesso Raffaella Ciardullo (Terre del Civale) è romantico inteso come «approccio diverso a questo lavoro dove viene fuori prepotente l’amore per il territorio e la natura, nei nostri vini ci mettiamo il cuore». Un concetto, questo, ripetuto anche da altri produttori. «I nostri sono vini di territorio – ci dice Paolo Chirillo (Le Moire) – mai banali e mai omogenei fra loro perché la biodiversità della Calabria è talmente ricca e racchiusa in così poco spazio che basta spostarsi di poco per avere vini diversissimi fra loro. La nostra filosofia è proprio quella di combattere anche una certa omologazione del gusto. Anche nei nomi dei nostri vini cerchiamo di richiamare il territorio. Ad esempio la mia cantina si chiama Le Moire che è questa figura mitologica che rappresenta il destino».

Molto soddisfatto della riuscita dell’iniziativa è Cataldo Calabretta, referente regionale della Fivi. «Quando siamo partiti con la Fivi in Calabria eravamo meno di dieci produttori, adesso siamo 43 e siamo presenti in diversi angoli della Calabria dal Pollino all’Aspromonte. Intendiamo rappresentare i piccoli produttori che poi sono al centro del modello vitivinicolo italiano. Il concetto è quello appunto del vignaiolo, del produttore contadino che si fa tutto da sé dalla coltivazione alla commercializzazione e con i nostri vini cerchiamo soprattutto di raccontare il nostro territorio. Stiamo parlando di piccole produzioni, ma di nicchia ed alta qualità. L’associazione ci permette di fare rete e sostegno l’uno con l’altro, ma soprattutto di rappresentare in un bicchiere tutte le peculiarità della Calabria che ha un patrimonio enologico incredibile». La gente sembra gradire. I vini di questi vignaioli sono estremamente autentici e rappresentano davvero un’isola felice rispetto ai tanti prodotti dal gusto standardizzato che si trovano oggi sui mercati.