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Il nome di Ettore Sottile si aggiunge alla lista dei condannati per l’omicidio di Luca Bruni, avvenuto il 3 gennaio del 2012 a Orto Matera. Nel suo caso di tratta ancora di una sentenza di primo grado – che però coincide con il massimo della pena possibile: l’ergastolo. A seguito dell’appello presentato dai suoi difensori, Cesare Badolato e Pasquale Naccarato, si avvicina comunque il momento del secondo round giudiziario in quel di Catanzaro. Al momento, si è in attesa della fissazione della prima udienza del processo bis.
Sottile era stato coinvolto già anni fa nella stessa vicenda processuale, ma era uscito di scena al termine dell’udienza preliminare con una sentenza di proscioglimento. Ciò nonostante, la Dda è riuscita a trascinarlo di nuovo a giudizio e a ottenere, per il momento, la sua condanna. È il secondo ergastolo dispensato per l’uccisione di Bruni dopo quello inflitto nel 2015 a Maurizio Rango. Completano l’elenco le condanne più miti assegnate ad Adolfo Foggetti (6 anni), Franco Bruzzese e Daniele Lamanna (11 anni ciascuno). Si tratta del mandante e degli esecutori materiali del delitto, diventati però nel frattempo collaboratori di giustizia.
Tante altre persone sono state coinvolte nella vicenda giudiziaria, fra posizioni archiviate in fase d’indagine e un paio di processi finiti male. Fra questi quello a carico di Francesco Patitucci e Roberto Porcaro e un altro imbastito contro i fratelli Luigi e Marco Abbruzzese. Quest’ultimo è l’unico ad aver incassato una condanna per distruzione di cadavere, ma per il resto entrambi i procedimenti si sono conclusi con l’assoluzione degli imputati.
All’epoca, il delitto si consuma nel seno della malavita cosentina, ambiente in cui la vittima era perfettamente inserita. Luca Bruni, infatti, era un esponente di spicco della famiglia “Bella bella” guidata da suo fratello Michele e alleata degli zingari. Dopo la morte di Michele Bruni, avvenuta per cause naturali, Luca aspirava a ereditarne il ruolo, ma ignorava che i tempi stavano ormai per cambiare. La cosca, infatti, aveva deciso di riorganizzarsi chiudendo per sempre i conti con i Bella bella. Su di lui, poi, pesava anche la “chiacchiera” messa in giro dai suoi nemici: che stesse per collaborare con la giustizia.
E così, per ucciderlo lo attirano in una trappola: un finto summit di mafia per incontrare gli allora latitanti Ettore Lanzino e Franco Presta. Ad accompagnarlo, quel giorno, sono i suoi amici Foggetti e Lamanna, persone di cui si fida ciecamente, ma una volta giunti sul posto del finto appuntamento – un posto isolato alla periferia di Rende – proprio Lamanna gli piazza una pallottola in testa. A seguito di quell’evento, il cognome Bruni sparirà dalla ragione sociale della cosca, sostituito da quello di Maurizio Rango.
Il suo corpo viene sepolto in quella macchia di campagna e resta lì per quasi due anni, ma a dicembre del 2014, l’operazione “Nuova famiglia” porta in carcere tutta la nomenklatura del nuovo clan e, proprio in occasione del suo arresto, Adolfo Foggetti decide di pentirsi. E così accompagna i carabinieri nel posto in cui sono seppelliti i resti di Luca Bruni. Alla sua collaborazione si aggiungono, nei mesi successivi, quelle di Bruzzese e Lamanna. Si apre così la stagione dei processi.
In tal senso, quello a carico di Ettore Sottile è il Bruni septies. All’interno del clan Rango-Zingari, l’uomo ha rivestito il ruolo di contabile e per questo motivo è stato condannato in via definitiva a nove anni di carcere per associazione mafiosa. Il suo coinvolgimento nell’omicidio, va da sé, è frutto delle dichiarazioni dei pentiti che prospettano per lui un ruolo analogo a quello di Maurizio Rango. Avrebbe cioè preso parte alla fase deliberativa dell’esecuzione e poi sarebbe stato presente anche a Orto Matera per seppellire il corpo della vittima.