Cosenza ha avanzato nei giorni scorsi la propria candidatura a Capitale della Cultura 2026. Entro il 15 dicembre 2023, la commissione definirà la short list delle 10 finaliste, poi la procedura di valutazione si concluderà per il 29 marzo 2024 con la proclamazione della città che si fregerà dell’ambito titolo. La concorrenza è agguerrita.

«L’idea nasce da una visionarietà sostanziale – dice Antonietta Cozza, consigliera delegata alla Cultura -. Questo perché, dopo quasi due anni dal nostro insediamento, la città vive una significativa fase di transizione e trasformazione che, forse, non è immediatamente visibile ma che, già sottotraccia, si presenta come un movimento centrifugo di onde che, al di là della metafora, sono rappresentate dai numerosi “cantieri evento” aperti in città. Sono già dieci e trasformeranno “quei” luoghi in fucine culturali strategiche, hub di progettualità e creatività sinergica da cui costruire un nuovo piano strategico culturale».

«È questo incessante ed entusiasmante lavoro di “cantierazione” prospettica – spiega ancora – che ci ha consentito di immaginare, anche provocatoriamente, una città che possa diventare Capitale della Cultura 2026. E noi, in qualità di amministratori di questa città, dobbiamo provare a lanciare lo sguardo oltre, con una tenace lungimiranza e un lavoro costante e incessante».

Cosenza dovrà presentare un corposo dossier. A rispondere su cosa Palazzo dei Bruzi pensa di inserire è Francesco Alimena. «È superfluo dire, preliminarmente, che la candidatura a Capitale Italiana della Cultura rappresenta una grande sfida sotto tre punti di vista: politico-istituzionale, culturale e sociale. La candidatura rafforza e da valore all’esperienza politica di un’amministrazione comunale, rinsaldando i legami con la Comunità. Il Dossier di candidatura – a prescindere dall’esito della competizione – è a tutti gli effetti la bozza madre di un Piano Strategico di Cultura e Turismo, che può essere ampliato e approvato in una fase successiva». «La partecipazione al bando nazionale – aggiunge – dà molta visibilità e qualifica la comunicazione istituzionale dell’Ente. L’eventuale vittoria garantisce un contributo a fondo perduto di un milione di euro da parte del Ministero per la realizzazione del progetto candidato».

Alimena poi entra nel dettaglio su chi fattivamente assemblerà l’incartamento. «Nei mesi scorsi abbiamo intrapreso interlocuzioni informali con una società che si occupa di progettazione e comunicazione culturale. In effetti, è proprio il risultato raggiunto con la messa in campo dei progetti di infrastrutturazione fisica di “CIS Centro Storico Cosenza” e di infrastrutturazione culturale e sociale di “Agenda Urbana Cosenza Rende” che ha suscitato l’attenzione. Ci sarebbero i presupposti perché Ministero della Cultura ritenga Cosenza Capitale della Cultura 2026 il ritorno di questo suo grande investimento. Sarà una sfida che coinvolgerà tutta la città a tutti i livelli. Non è la città più bella o migliore che vince, ma quella che propone un progetto culturale in grado di agire come leva di inclusione e riscatto sociale. E la comunità di Cosenza ha tutte le carte in regola per giocarsi la partita, che comunque andrà, sarà una evoluzione per tutti».

Nel regolamento si parla di “chiara fama nel settore della cultura, delle arti, della valorizzazione territoriale e turistica”. Tutti aspetti difficilmente conciliabili con un comune in dissesto. «Relativamente alla “chiara fama” non c’è da sorprendersi – evidenzia Antonietta Cozza-. La storia plurimillenaria di Cosenza parla chiaro, ed essa merita la giusta valorizzazione mettendo insieme, a sistema, tutte le cose (beni culturali, monumenti, istituzioni, forze culturali, sociali ed imprenditoriali) che essa è stata e che continua ad essere nella sua vivacità e nel suo dinamismo. È normale che dobbiamo fare i conti con il nostro stato di dissesto, ma questo non è assolutamente in contraddizione con quelle che sono le potenzialità culturali, sociali e imprenditoriali della nostra città, che sono evidenti già adesso, sebbene le grandi difficoltà finanziarie del Comune, ma che emerge grazie alle capacità di creare rete che stiamo messo in campo».

«Siamo certi che la Capitale del Volontariato possa concorrere con grande dignità al titolo di Capitale della Cultura, facendo leva sulle nostre forse migliori che devono essere necessariamente coinvolte, perché il dossier possa essere realizzato con la partecipazione di tutti. Se Cosenza dovesse diventare Capitale della Cultura 2026, la conquista di un titolo di così alto valore permetterebbe alla città di attrarre flussi turistici significativi, di diventare fortemente attrattiva con possibilità di accedere a finanziamenti importanti a lungo termine, creando opportunità lavorative e crescita economico-sociale. E inoltre – chiude la consigliera – lascerebbe alla città un patrimonio inestimabile: un piano strategico turistico/ culturale crea una visione di sviluppo futuro. E certamente non è da poco».