Scorza ed “Hedhli” uccisi a Cassano, Adduci e le ore successive al duplice delitto
Calcolato il tempo di percorrenza che la vittima avrebbe impiegato per giungere nel terreno dell'unico imputato. Poi la testimonianza del carabiniere che recepì la denuncia della sorella del principale obiettivo dei killer
Due giorni dopo la prima udienza dibattimentale del duplice omicidio di Cassano, l’attività processuale della Corte d’Assise di Cosenza ha trattato di nuovo l’inchiesta della Dda di Catanzaro contro Francesco Adduci, agricoltore di Cassano Ionio, ritenuto il complice dei killer che il 4 aprile 2022 uccisero Maurizio Scorza, già noto alle forze dell’ordine, ed Elena “Hedhli”, compagna del principale obiettivo degli esecutori materiali del fatto di sangue.
Durante l’udienza odierna, il pm antimafia Alessandro Riello ha sentito altri testi di polizia giudiziaria, ovvero due carabinieri del Comando provinciale di Cosenza. Nel primo caso, il testimone ha parlato dei tempi di percorrenza per raggiungere il casolare di Adduci. Secondo il calcolo di Google Maps, alle 17.46 del 4 aprile 2022, Scorza avrebbe varcato il cancello dell’agricoltore per prendersi l’agnello e lì sarebbe rimasto, secondo la procura, fino alle 18.15, orario in cui l’uomo di Cassano e la fidanzata sono stati assassinati. Per la Dda, Scorza avrebbe incontrato qualcuno nel podere dell’imputato.
Indizi convergenti poi sulla telefonata intercorsa tra Elena e la sorella di Scorza, segnalata ai carabinieri nelle ore successive al duplice omicidio. La donna prima avrebbe sentito le urla della cognata, poi rumori simili a degli spari. Erano le 18.15, minuto più minuto meno. Un racconto che la congiunta di Scorza avrebbe fatto al carabiniere-piantone della caserma di Cassano, dove si recò per denunciarne la scomparsa. Si è parlato pure del fatto che Adduci nelle fasi seguenti avrebbe collaborato, come evidenziato dalla difesa, con gli investigatori mostrando il contatto telefonico avuto il giorno prima con Maurizio Scorza.
Sempre nel corso delle escussioni dei militari dell’Arma ci si è soffermati di nuovo sul funzionamento o meno dei televisori presenti nella struttura di Adduci. In un caso i cavi erano staccati, nell’altro invece il televisore era spento. Inoltre, è stata scandagliata, ancora una volta, la presenza nel terreno di Adduci dei vetri rotti compatibili con quelli in uso alla Mercedes di Scorza. Alcuni frammenti erano stati trovati all’esterno, in prossimità dell’ingresso, uno solo all’interno, in una zona che, secondo la pubblica accusa, Adduci e i killer si sarebbero dimenticati di “pulire”. Nella prossima udienza saranno ascoltati altri testi della Dda di Catanzaro, tra cui il consulente balistico Luca Chianelli.