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Se n’è andato, lottando come un leone perché le luci delle sue Officine delle Arti, nel centro storico di Cosenza, non si spegnessero. Alla fine, si è spento lui stesso. Eduardo Tarsia, non c’è più. Il giorno più bello ce lo aveva raccontato dopo quella lettera in cui annunciava che era stanco e voleva chiudere bottega.
«Era il 10 giugno del 2010, la serata di apertura. Ancora ce l’ho ben chiara in testa. Avevamo finito i lavori, una fatica incredibile, ma c’era l’obiettivo che dava forza. Questo era il sogno di una vita, il coronamento di un percorso: volevo un teatro, non volevo guadagnare, ho dato tutto quello che avevo per comprarlo, ho ristrutturato questo stabile di fine 800 impegnando ogni cosa e adesso divido la mia pensione con le persone qui perché è giusto così».
Da quel momento di sconforto era seguita una piccola luce. Il Comune di Cosenza s’era impegnato per aiutare le Officine. I nuovi fondi potevano dare una boccata d’aria per quel luogo che Eduardo aveva disegnato per farci abitare visioni e sogni. Una volta era solo un vecchio fabbricato dell’Enel, la prima centrale di produzione di corrente elettrica della città, ormai in disuso, con lui diventò un luogo di fermenti culturali. Le caratteristiche luci gialle che bagnavano di oro le sedute in legno, la balconata, la scena da Cafè Chantant, i burattini di legno, le ruote dei carri appese, i quadri, l’odore di debutti e abiti di scena, erano accessori di un incanto che abitava lì stabilmente.
Su quella scena ci sono passati in tanti: compagnie, attori, musicisti. «Si sono formati qui, lo dico con un certo orgoglio, perché io in questo posto c’ho creduto davvero e l’ho dimostrato con i fatti» aveva raccontato. Quando Eduardo vide quel posto diroccato ed inaccessibile, si convinse che un giorno quello sarebbe stato il “suo” teatro. Così è stato, fino alla fine. L’ultimo saluto sarà il 18 ottobre alle ore 11 nella sua Officina delle Arti.