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Nuova udienza del processo “Overture” con due temi investigativi sviluppati nelle due ore di seduta svoltasi dinanzi al tribunale collegiale di Cosenza. Il primo riguarda l’accusa di narcotraffico, ovvero che il gruppo di Alfonsino Falbo nascondeva la droga in un casolare situato nel comune di Rende. Sul punto sono stati ascoltati due testimoni, parenti del principale imputato, i quali hanno riferito che effettivamente all’epoca nello stabile che era riconducibile alla loro famiglia, c’era un via vai di persone, compreso Alfonsino Falbo. Quest’ultimo – a detta delle persone sentite in aula dall’avvocato Antonio Ingrosso – doveva svolgere dei lavori di ristrutturazione e gli operari si recavano in quel posto anche di sabato.
Nel secondo caso si è parlato dell’aggressione ai danni di un uomo di Castrovillari, all’epoca dei fatti rappresentante dell’associazione di mutuo soccorso “Cesare Pozzo“, nella qualità di vicepresidente del Consiglio d’Amministrazione. Contestazione aggravata dal metodo mafioso. Secondo quanto raccontato dalla vittima, dopo una prima fase di cordialità con Alfredo Fusaro, eletto presidente «anche con il mio sostegno», si sarebbero creati i presupposti affinché il quadro dirigenziale mutasse. Ciò sarebbe successo dopo un primo evento: il presunto accesso abusivo nella casella di posta della persona offesa con la conseguente divulgazione di alcuni dati sensibili riferiti proprio a Fusaro. Una vicenda per la quale oggi si trova a processo.
Durante l’escussione, a seguito dei dissidi con Fusaro, sarebbero arrivate le prime lettere intimidatorie che l’uomo ha denunciato ai carabinieri senza indicare in un primo momento alcun soggetto capace di inviare missive offensive e in un secondo caso addirittura alcuni proiettili. Il collegamento con Fusaro sarebbe arrivato successivamente, quando ha avuto modo di leggere gli atti del processo, sul presupposto investigativo che i presunti autori dell’aggressione, che gli causò diversi giorni di prognosi, erano intercettati a livello ambientale. Il movente indicato dalla Dda è riconducibile al fatto che le minacce e il pestaggio siano avvenute affinché la vittima si dimettesse dal ruolo che aveva, ma l’uomo ha dichiarato che in realtà se ne andò prima degli schiaffi ricevuti da uno dei presunti imputati.
Il pubblico ministero Corrado Cubellotti nell’ultima fase dell’esame ha mostrato alla persona offesa l’album fotografico. L’uomo ha specificato le persone che lo avrebbero aggredito ma non è chiaro se le stesse siano quelle imputate per tale reato. Poi è stata la volta del controesame dell’avvocato Pierluigi Pugliese, difensore di Alfredo Fusaro. Il legale ha battuto la pista dei rapporti professionali e personali tra il suo assistito e la persona offesa, la quale ha ribadito di non aver mai avuto problemi con l’interessato, evidenziando che l’imputato non è stato sottoposto a sanzioni disciplinari. L’unico provvedimento si riferiva al commissariamento dell’associazione regionale di mutuo soccorso. Nella prossima udienza sarà sentito probabilmente l’ex collaboratore di giustizia Alberto Novello.