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La coppola di lana non è bastata a proteggerlo dal freddo pungente arrivato l’altra sera senza chiedere permesso e così, dopo avere tenuto a battesimo il punto di ascolto situato in contrada Tivolille, Angelo Greco si concede (controvoglia) qualche giorno di riposo: giusto il tempo necessario per smaltire l’influenza. L’appuntamento concordato per realizzare l’intervista diventa giocoforza una chiacchierata telefonica.
«Come si sente?»
«Negli ultimi giorni avevo già tirato un po’ troppo la corda. Ora ci si sono messi pure i malanni di stagione. Spero di guarire al più presto, per riprendere la campagna elettorale da dove l’ho lasciata».
«Lei ha 49 anni. Se lo ricorda ancora il giorno in cui ha capito che la politica, prima o poi, avrebbe avuto un ruolo importante nella sua vita?»
«Era il 1987 e io ero un ragazzino di tredici anni. Mio padre mi portò a un comizio di Giorgio Almirante. Piazza Fera traboccava di gente. Un colpo d’occhio pazzesco. Ricordo lo sventolio di tutte quelle bandiere. Almirante parlava di giovani e di Europa e io rimasi estasiato dal suo discorso».
«Concluso il comizio, di quel ragazzino cosa ne è stato?»
«Da allora, l’impegno per la politica non mi ha più abbandonato. Sono entrato nel Fronte della Gioventù, quando il presidente nazionale era Peppe Scopelliti. Nel 1994 abbiamo aperto a Mendicino il primo circolo di Alleanza Nazionale».
«In quegli anni, il sindaco di Mendicino era un certo Ugo Piscitelli. Come fu visto l’arrivo dei “missini” in paese?»
«Meglio di quello che si potrebbe immaginare: Mendicino ha una tradizione di Destra che viene da lontano».
«Nel 1997 provate a “spodestare” Piscitelli. Alleanza Nazionale candida a sindaco Graziella Caputo. In lista c’è anche un giovane Angelo Greco che spera di fare il consigliere comunale. Va male a entrambi. Forse i tempi non erano ancora maturi».
«Sono entrato in Consiglio comunale per la prima volta nel 2001, con l’elezione a sindaco di Franco Bisogno. Insieme ad altri esponenti della maggioranza, a un certo punto, ritenemmo però che quell’esperienza amministrativa non avesse più i presupposti per andare avanti».
«Per qualche anno rimane a guardare da lontano».
«Nel 2009 sono tornato tra i banchi del Consiglio. Il sindaco era di nuovo Ugo Piscitelli, io naturalmente stavo all’opposizione».
«Nel 2014 lei porta in dote ad Antonio Palermo 500 voti e guadagna la carica di vicesindaco. Alle amministrative di cinque anni dopo, Mendicino si spacca in due e voi riuscite a strappare la riconferma per una manciata di preferenze. Il resto è cronaca degli ultimi mesi. Il gruppo politico che fa capo all’assessore Irma Bucarelli scalpita. Antonio Palermo spiazza tutti e si dimette. Ha provato, nel corso di quei giorni tumultuosi, a fargli cambiare idea?»
«Ho rispettato la sua scelta, ma sono convinto che le dimissioni di un sindaco siano sempre e comunque una sconfitta per tutti».
«Come hanno reagito i cittadini di Mendicino?»
«La comunità mendicinese si è sentita tradita: non dalle dimissioni del sindaco, ma da coloro che le hanno causate. I responsabili di questa crisi saranno puniti dagli elettori».
«Dica la verità. In tutta questa storia, c’è qualcosa che l’ha ferita maggiormente?»
«Mi hanno accusato di disonestà amministrativa sulla esternalizzazione dei tributi, per la quale mi ero battuto in prima persona. Uno sterile populismo politico che si è trasformato in un boomerang. Questa vicenda, alla fine, ha aiutato i cittadini a capire chi ha a cuore il bene di Mendicino e chi invece no».

Un amore, quello per Mendicino, che sta alla base della sua candidatura a sindaco. Il movimento civico che la sostiene si chiama “Tradizione e Futuro”. Il logo ritrae una famiglia che si tiene per mano e, sullo sfondo, s’intravedono i colli mendicinesi. La segreteria di Tivolille, inaugurata due sere fa, è soltanto il primo passo».
«C’è stata un’adesione che non mi aspettavo. Il mio partito, a causa della concomitante manifestazione di Atreju, mi è stato vicino con tantissimi messaggi di auguri e incoraggiamento. La Lega ha partecipato con il segretario provinciale di Cosenza Leo Battaglia».
«Antonio Palermo però non si è visto. Immagino ci sia rimasto male».
«Nei giorni precedenti, mi aveva anticipato che non sarebbe riuscito a venire perché impegnato in un collegio docenti (l’ex sindaco di Mendicino adesso fa l’insegnate di sostegno, ndr). Non ci sono rimasto male, anche perché all’inaugurazione erano presenti altri esponenti del suo gruppo politico. Poi mi ha mandato un messaggio di auguri con l’invito ad andare avanti su questa strada».
«Non sarà che Antonio Palermo voglia piuttosto tenersi le mani libere, senza schierarsi subito dalla sua parte?»
«Antonio è come una ragazza che resiste a un lungo corteggiamento. Prima o poi, però, dovrà decidere da che parte stare. Sono convinto che, alla fine, la convergenza sul mio nome ci sarà».
«Intanto, a farle gli auguri è arrivata Francesca Reda, segretaria cittadina del Partito democratico».
«Una presenza la sua che, devo dire, mi ha fatto veramente piacere».
«E lei, alla conferenza stampa organizzata da Antonio Palermo per illustrare il bilancio di un decennio amministrativo, invece ci andrà?»
«Se starò meglio, sì. Abbiamo condiviso un decennio di azione amministrativa. I suoi risultati sono anche i miei».
«La principale accusa che le muovono è di aver “invaso” il campo del centrodestra. Mi spiega perché gli elettori dovrebbero scegliere lei come nuovo sindaco di Mendicino e non Irma Bucarelli?»
«Per un motivo molto semplice: io sono di Mendicino, lei invece è di Rende».
«Immagini di essere a giugno. Entra in Comune e si siede sulla poltrona di sindaco. Qual è la prima cosa che fa?»
«Cambierei immediatamente la viabilità in piazza Municipio. Si creano troppi ingorghi di auto e pullman, bisogna pensare a una soluzione alternativa e decongestionare il traffico. Poi acqua, rifiuti, illuminazione pubblica, servizi e una ricognizione approfondita delle casse comunali. Mendicino deve riappropriarsi della propria identità e la rassegna “Radicamenti” valorizzare gli artisti locali, prima dei grandi nomi».
«Le elezioni in realtà sono ancora lontane. Mette in conto un possibile passo indietro, in cambio di intese più larghe?»
«Assolutamente no. La mia candidatura è il punto di arrivo di un lungo percorso, che mi ha visto impegnato come vicesindaco per nove anni. Quindi, nessun passo indietro».
«Si è fatto dei nemici?»
«A differenza di altri, non ho nemici. Ma soltanto avversari politici».