Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
La vicenda è di quelle tristemente frequenti: lui che non accetta la fine della sua storia sentimentale e inizia a perseguitare l’ex compagna al punto da rendere la sua vita un tormento, finché la vittima, sfinita da pedinamenti, appostamenti, messaggi sempre più pressanti e minacciosi, trova il coraggio di reagire. È quanto accaduto a F.G., precipitata nelle maglie dello stalking da parte del suo ex, che ha deciso di chiedere aiuto al suo legale di fiducia, l’avvocato Anita Frugiuele, e ha presentato nei suoi confronti una querela, così che per lui si è avviato un processo, concluso con la condanna.
Protagonista di questo brutto fatto è un uomo di settant’anni, S.D., che la passione per l’ex fidanzata, di diciassette anni più giovane, alla fine del 2018 ha reso uno stalker da manuale, autore di tutti quei comportamenti che il codice penale rubrica come reato di atti persecutori se cagionano alla vittima gravi stati d’ansia o paura, oppure timore per la propria incolumità o per quella di un congiunto o, ancora, cambiamento delle abitudini di vita.
La caparbia determinazione a voler riprendere il rapporto, interrotto proprio a causa dei suoi atteggiamenti prevaricatori e violenti, aveva prodotto nella donna, un’insegnante di lingue, proprio tutte e tre queste conseguenze alternativamente previste dalla legge per la configurazione del reato, poiché era stata costretta ad allontanarsi progressivamente da tutti i suoi impegni, anche nel campo del volontariato, per evitare di incontrarlo e addirittura ad assumere farmaci a causa del forte stato d’ansia provocato dalla situazione. Aveva persino dovuto cambiare numero di telefono, abbandonare il suo profilo facebook, farsi accompagnare sempre da un familiare per le uscite inevitabili e condurre quindi una vita completamente diversa e isolata per mesi. Non contento, l’uomo aveva anche provato ad intimorirla presentando lui querele nei suoi confronti, e facendo così partire procedimenti conclusi poi favorevolmente per lei, sempre assistita dall’avvocata Frugiuele.
Una situazione insostenibile, emersa nel corso del processo grazie alle testimonianze delle persone che erano a conoscenza di questi fatti, come due sacerdoti della parrocchia frequentata dalla signora, nonché del fratello, costretto più volte ad accorrere in suo aiuto, e degli stessi operatori di polizia giudiziaria che avevano effettuato indagini sulla vicenda. Al termine è così giunta, lo scorso dicembre, la pronuncia della giudice Jole Vigna, con cui l’uomo, difeso dall’avvocata Angela Carnovale, è stato riconosciuto colpevole di atti persecutori con l’aggravante di aver commesso il fatto verso persona alla quale era stato legato da relazione affettiva, e condannato a 4 mesi di reclusione, pena sospesa, e al risarcimento dei danni morali e materiali alla vittima costituita parte civile, nonché alla rifusione delle spese processuali di quest’ultima.
Ma è solo ora che dalle motivazioni della sentenza, per il cui deposito la giudice si era riservata novanta giorni, emerge il percorso che ha portato il Tribunale alla condanna: decisivi sono stati anche i riscontri documentali che erano stati prodotti dal pubblico ministero e dall’avvocata Frugiuele, in primis un cd contenente numerosissimi messaggi inviati dall’imputato al cellulare dell’ex compagna e altri elementi a prova del clima di ansia e paura che aveva creato, cui ha messo fine la sentenza.
«Molte vittime di violenza di genere continuano a sopportare in silenzio e a non chiedere aiuto, non solo per timore, ma spesso anche per la preoccupazione di dover affrontare le spese legali di un procedimento giudiziario» spiega l’avvocata Frugiuele, che ci tiene a far passare invece un’importante informazione: «bisogna far sapere che nel caso di maltrattamenti in famiglia, atti persecutori, violenza sessuale e altri reati di violenza di genere o sessuale, per le vittime opera l’istituto del Patrocinio a spese dello Stato indipendentemente dalla propria situazione reddituale, cioè si ha sempre diritto al cosiddetto gratuito patrocinio e non si deve dunque pagare nulla». È un dato significativo, che può aiutare molte vittime a scegliere di reagire.

