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Rogliano, la Piccola Biblioteca di Cuti si illumina con la favola di “Re Pipuzzu fattu a manu” | FOTO

Un momento di condivisione nel "tempio" di arte e cultura realizzato da Daniel Cundari. A fine serata gli ospiti sono stati deliziati dal buon vino e da prelibati piatti tipici locali

Rogliano, la Piccola Biblioteca di Cuti si illumina con la favola di “Re Pipuzzu fattu a manu” | FOTO
di A. B.

Sabato 20 aprile, la Piccola Biblioteca di Cuti ha aperto le porte alla prima di una trilogia, “Re Pipuzzu fattu a manu”, rappresentata da Dario De Luca e Gianfranco De Franco. Tante le persone intervenute. Anche questa volta lo spazio non è stato un limite, ma un coordinatore silente delle sinergie fra tutti coloro che con entusiasmo hanno raggiunto la biblioteca. Daniel Cundari ha presentato i suoi ospiti, spiegando cosa sarebbe accaduto da lì a poco a chi comodamente si era sistemato sui cuscini disposti a terra.

“Re Pipuzzo fattu a manu” che Dario De Luca ha portato in scena nella riscrittura di Marcello D’Alessandro, lo definisce “Melologo calabrese” per tre finali. Letterio di Francia, raccoglitore di fiabe popolari, è nato a Palmi nel 1877 e si è interessato alle tradizioni della Calabria. La favola è oggi parte della raccolta “Re Pepe e il vento magico. Fiabe e novelle calabresi” Donzelli Editore.

Chi era la principessa Reginotta

Vi si racconta della principessa Reginotta, che insoddisfatta dei pretendenti che le venivano offerti dal padre, decide di creare da sola il suo fidanzato. I nomi dei possibili sposi della Principessa, che il regista e autore di Scena Verticale ha presentato, sono davvero tanti, ma Reginotta, dice di no a tutti. Sono “tutti ciarciagalli, spampuni, brutti, cicati, pirchi, tamarri e ragapìedi”.

Il re si dà per vinto, dà alla figlia zucchero e farina e Reginotta si chiude in una stanza. Prende da una madia un setaccio e comincia ad impastare il suo fidanzato, rifacendolo diverse volte, poiché una volta finito non ne è mai soddisfatta. Così, con zucchero e farina, ci mette tanta intelligenza, mezza dose di bontà, una giusta quantità di simpatia, mezza tazza di gelosia, quanto basta di fedeltà, tanta passione e un po’ di coraggio perché il contenitore si è rovesciato.

Al posto della bocca “Nu pipariuddru: ma russu, add’essa russu russu”. Prende infatti un peperoncino rosso e glielo mette come bocca. Infine, quando il Principe inizia a parlare, Pipuzzo e Reginotta si sposano per la felicità di tutti. Eppure, quando tutto sembra andare per il verso giusto, durante una passeggiata in carrozza, una tempesta di vento rapisce il principe.

Senza svelare molto, da questo momento della narrazione in poi ci saranno, secondo tradizione, un viaggio avventuroso accompagnato da magia, tre prove da superare e un’antagonista tutta da scoprire. Il narratore, conoscendo lo spirito di Reginotta, insinua dubbi agli spettatori sulla fedeltà dell’amato, proponendo tre finali alternativi.

Dario De Luca agghindato con una lunga veste, ricorda un narratore dal sapore orientale. Sono diversi i personaggi che rappresenta, mescolando sapientemente il dialetto calabrese con l’italiano con un camaleontismo vocale che lo contraddistingue. La mimica facciale si modifica di continuo perché sono tanti  i doppi sensi sensuali e i canti che rapiscono l’attenzione degli spettatori, poi interrotti da brusche battute comiche.

Al suo fianco, il grande musicista Gianfranco De Franco, che si muove in modo sinuoso fra i suoi strumenti magici: il controller del suono, il theremin, che alterna musiche e suoni elettronici e il canto del suo flauto.

La narrazione ci porta in un non tempo. Ed è così che “Re Pipuzzu fattu a manu, senza nchiostru e calamaru, ccu la forza di su vrazzuppi mi fa nu masculazzu. Ppe sia misi mi ti spastu, ppe sia misi ti rimpastu” ha la forza di restare per molto tempo nella memoria.

Le parole di Dario De Luca

«Le fiabe sono il nostro patrimonio comune, sono la memoria storica dei nostri sentimenti più genuini e primari. Abbiamo voluto cercare le fiabe della nostra Calabria, per provare a leggere meglio la nostra terra partendo dai racconti popolari; per interrogarci su noi stessi e capirci un po’ di più; per poterci raccontare al viaggiatore di domani senza essere oleografici e indulgenti con noi stessi. Abbiamo trovato, grazie al lavoro di Letterio Di Francia, fine letterato calabrese nativo di Palmi e massimo studioso della novella italiana, un patrimonio ricchissimo di storie e intrecci a metà tra il noto e l’ignoto dove ricorrono temi quali il cibo e l’ospitalità o l’andare spersi per il mondo» conclude Dario De Luca.

La serata è continuata piacevolmente nella Piccola Biblioteca di Cuti, dove gli ospiti sono stati deliziati dal buon vino e da prelibati piatti tipici locali. La presenza degli artisti, anche durante questi momenti conviviali, ha reso speciale e non imitabile la serata organizzata da Daniel Cundari. Applausi per questo capolavoro teatrale e per l’organizzazione che ha superato le aspettative.

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