Caligiuri: «I tre consiglieri faranno ricorso? Tornino nel Pd di Cosenza e chiudiamo il discorso»
La segretaria del circolo: «La vera questione etica e morale è pretendere di stare nel Partito Democratico e poi essere altro dalla rappresentanza del PD in sede istituzionale, con l'intento, magari in autonomia, di contrattare un posto in giunta»
Gianfranco Tinto, Francesco Graziadio e Aldo Trecroci, i consiglieri comunali di Palazzo dei Bruzi espulsi dal Pd di Cosenza dopo aver formato un nuovo gruppo consiliare, nei giorni scorsi avevano annunciato un ricorso dopo aver sostenuto che il provvedimento preso dalla Commissione di garanzia provinciale fosse stato ispirato da Nicola Adamo. Oggi arriva la risposta di Rosi Caligiuri, segretaria del circolo cittadino dei Dem da cui partì il ricorso contro i tre a metà marzo.
«Ho appreso che Tinto, Graziadio e Trecroci hanno annunciato di inoltrare ricorso avverso alla decisione della commissione di garanzia provinciale, autorevolmente presieduta dall’avvocato Salvatore Perugini, che ha disposto la cancellazione dell’anagrafe degli iscritti dei loro nomi. Ovviamente, quella di ricorrere alla commissione di garanzia regionale è una loro legittima scelta. Ciò che appare quantomeno discutibile – spiega la segretaria – è che venga fatta trapelare l’indiscrezione secondo cui sarebbe stata già assunta la decisione, a cui perverrà l’organismo regionale, di annullare il dispositivo della commissione provinciale di garanzia».
«Francamente – prosegue – se ciò dovesse essere vero, sarebbe davvero un modo bizzarro di interpretare lo statuto del partito, che in maniera inequivocabile afferma il principio secondo il quale chi viene eletto in una lista del PD deve essere iscritto al gruppo consiliare dello stesso partito. Sarebbe, dunque, alquanto anomalo il fatto che il PD calabrese possa legittimare i propri eletti nelle varie istituzioni a fare liberamente ciò che vogliono senza avere la responsabilità di esercitare i diritti e i doveri richiesti agli iscritti al partito e contravvenendo al mandato ricevuto dagli elettori».
«Francamente – aggiunge ancora Rosi Caligiuri, segretaria del Pd di Cosenza – trovo assolutamente fuori luogo questo atteggiamento di strumentale vittimismo: nessuno vuole espellere nessuno, sono loro che hanno lasciato il gruppo del PD. Sarebbe sufficiente che, invece di attorcigliarsi in ricorsi e controricorsi, i tre consiglieri comunali così come invocano il riconoscimento della loro iscrizione al PD, ritornassero coerentemente a fare parte del gruppo consiliare del PD (come più volte gli è stato chiesto anche tramite la stessa commissione di garanzia e, puntualmente, i tre hanno rifiutato). Nulla osta a questo percorso».
Per Caligiuri «ciò che sarebbe inaccettabile è pretendere di essere nel PD di Cosenza e poi essere altro dalla rappresentanza del PD in sede istituzionale, con l’intento, magari in autonomia, di contrattare un posto in giunta o di godere di tutti i benefit previsti per un gruppo consiliare e il suo capogruppo nell’ambito dello svolgimento delle attività istituzionali. Questa sì è, prima ancora che una questione politica o di coerenza istituzionale, una questione etica e morale».