Cosenza, tra gli indagati di “Recovery” c’è un uomo in fuga
Esponente del gruppo di Michele Di Puppo, è sfuggito all'arresto lo scorso 14 maggio, nel frattempo ha inviato una lettera per nominare i suoi avvocati
Da quasi due mesi e mezzo, ormai, non si hanno notizie di Francesco Costantino De Luca, 53 anni, l’unico indagato dell’operazione antidroga Recovery sottrattosi all’arresto lo scorso 14 maggio. Quel giorno, i carabinieri si sono presentati presso il suo domicilio rendese per notificargli l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, ma nell’abitazione, il diretto interessato non c’era. Anche in ragione dei numeri imponenti di un’inchiesta che conta 179 indagati – di cui 142 con misure cautelari sul groppone – la sua fuga era passata inosservata agli occhi di tutti, tranne a quelli dei investigatori che sono sulle sue tracce fin dal giorno del blitz. Per il momento, senza esito.
Nessun dubbio sul fatto che la sua sia una sottrazione volontaria. Subito dopo, infatti, De Luca ha trovato il tempo e il modo di scrivere una lettera ai suoi avvocati, Angelo Pugliese e Michele Franzese, per assegnare a entrambi il compito di difenderlo dalle accuse che gli muove la Dda di Catanzaro, ovvero quella di far parte di un’associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico che riunisce un po’ tutti i clan di Cosenza e dell’area urbana, in particolare quelli di etnia “italiana”. Il suo caso, seppur in assenza del diretto interessato, è stato già oggetto di un’udienza del Riesame che, per il momento, ha confermato la misura cautelare emessa nei suoi confronti settanta giorni addietro. Per la Giustizia italiana, Francesco Costantino De Luca è a tutt’oggi un latitante.
L’uomo annovera precedenti per droga ed estorsioni e già da diversi anni è sospettato di far parte del clan di ‘ndrangheta un tempo guidato dal defunto Ettore Lanzino. Scampato al ciclone “Reset”, è rimasto anche lui impigliato prosecuzione ideale della maxi-inchiesta antimafia che ha per oggetto il traffico di stupefacenti. Un settore in cui De Luca è sospettato di operare in quota alla cellula rendese guidata da Michele Di Puppo. Alcuni pentiti come Giuseppe Zaffonte e Celestino Abbruzzese delineano anche quello che sarebbe il suo ruolo all’interno dell’organizzazione: tagliare lo stupefacente – in particolare la cocaina – e distribuirlo agli spacciatori del gruppo. A seguito delle due grandi retate del 2022 e del 2024 che hanno di fatto azzerato le gerarchie dei clan, proprio lui è considerato l’elemento più rappresentativo fra quelli ancora in circolazione.