Lunedì scorso, durante la requisitoria per il femminicidio di Giulia Cecchettin, il PM Andrea Petroni ha messo in evidenza, in poco più di due ore, una serie di prove devastanti contro Filippo Turetta, il giovane imputato accusato di omicidio volontario pluriaggravato, sequestro di persona e occultamento di cadavere. L’omicidio di Giulia, avvenuto l’11 novembre 2023, è stato descritto come l’ultimo atto di una lunga e dolorosa relazione, segnata da un forte controllo psicologico e violenza fisica. Secondo l’accusa, il comportamento di Turetta nei confronti di Giulia era quello di un “tormento quotidiano”, alimentato da minacce, ricatti psicologici e un’incessante pressione per isolare la ragazza da tutte le sue amicizie e attività sociali.

Un elemento centrale per ricostruire la psicologia della vittima e l’intensità della sua sofferenza è stato il diario personale di Giulia, un documento che è stato portato in aula e che ha assunto un ruolo fondamentale nell’inchiesta. In questo diario, Giulia aveva annotato le sue paure e i motivi per cui si sentiva imprigionata in quella relazione. “Non siamo fatti l’uno per l’altra”, scriveva, cercando di convincersi a non tornare con Filippo Turetta, nonostante le continue manipolazioni da parte sua. Un passaggio importante di questo scritto descriveva il comportamento di Turetta come “controllante”, con frasi come “mi controlla” e “mi dice cattiverie pesanti e minacce quando litighiamo”. Giulia, infatti, temeva la reazione del suo ex fidanzato, che l’aveva anche minacciata di suicidarsi come forma di ricatto emotivo.

Il diario non solo racconta il suo stato emotivo, ma fornisce anche un quadro chiaro delle dinamiche violente che si stavano sviluppando tra i due. La giovane ragazza aveva fatto più volte tentativi di allontanarsi da Turetta, ma le sue forze venivano costantemente erose dalla paura e dal controllo che l’ex fidanzato esercitava su di lei. Il 31 luglio, dopo l’ennesima rottura, Giulia scrisse un “memorandum” che includeva l’elenco dei motivi per cui era giusto non tornare con Turetta. Purtroppo, tre mesi dopo, la sua vita sarebbe stata tragicamente spezzata.

Il racconto del PM ha permesso di comprendere come la violenza psicologica si sia trasformata, nel caso di Giulia Cecchettin, in un omicidio che non solo ha privato una giovane della sua vita, ma ha anche rivelato le insidie quotidiane delle relazioni controllanti e tossiche. Il caso di Giulia è diventato un esempio emblematico di come la violenza di genere possa manifestarsi in modi sottili e difficili da riconoscere, fino a sfociare in un tragico epilogo.

Concludendo la sua requisitoria, il PM ha sottolineato come il controllo esercitato da Turetta su Giulia fosse la chiave di lettura del delitto. Le prove del caso, tra cui il diario di Giulia, testimoniano una realtà di sofferenza e paura che solo la giovane vittima conosceva appieno, ma che ora, grazie alla ricostruzione del PM, è finalmente alla luce del giorno.

La pagina del diario agli atti

  • “Abbiamo litigato per il fatto che non lo avessi fatto venire al compleanno della Elena (la sorella di Giulia, ndr)”.
  • “Ha sostenuto più volte fosse mio dovere aiutarlo a studiare”
  • “Si lamentava quando mettevo meno cuori del solito”
  • “Necessitava di messaggi molte volte al giorno”
  • “Ha idee strane riguardo al farsi giustizia da soli per i tradimenti, alla tortura, robe così”
  • “Quando lui ha voglia tu non puoi non averne se no diventa insistente”
  • “Non accetta le mie uscite con la Bea e la Kiki”
  • “Non accetterebbe mai una vacanza mia in solitaria con maschi nel gruppo”
  • “Tendenzialmente i tuoi spazi non esistono”
  • “Lui deve sapere tutto, anche quello che dici di lui alle tue amiche e allo psicologo”
  • “Durante le litigate dice cattiverie pesanti e quando l’ho lasciato mi ha minacciato solo per farmi cambiare idea…”
  • “C’è stato un periodo in cui dopo esserci detti ‘Buonanotte’ mi mandava sticker finché non vedeva che non ricevevo più messaggi per controllare che fossi davvero andata a dormire”
  • “Tutto quello che gli dici per lui è una promessa e prova a vincolarti così”
  • “Prendeva come un affronto il fatto che volessi tornare a casa prendendo l’autobus alla fermata più vicina e non in stazione”
  • “Una volta si è arrabbiato perché scesa dall’autobus volevo fare 5 minuti a piedi da sola mentre lui era da un’altra parte senza aspettarlo”.