lunedì,Gennaio 13 2025

La storia di Cosenza: da Brettìa allo scontro fra i due Caruso

Viaggio nei millenni del capoluogo bruzio, dalla fondazione alle ultime elezioni passando per le dominazioni sui sette colli

La storia di Cosenza: da Brettìa allo scontro fra i due Caruso

Potrebbero essere le ultime ore per Cosenza. Che poi comunque resterà tale, almeno per le generazioni attuali. Come Piazza Fera è ancora tale e Corso Italia non ha mai cambiato nome. Sul piano amministrativo, però, la città unica è un cambiamento storico, epocale, che porrà nei fatti la parola “fine” alla storia di Cosenza. Una storia millenaria, che parte dal consenso. Quello stesso consenso che, ora, da una parte e dall’altra le forze politiche cercano sulla città unica.

La storia di Cosenza e l’arrivo dei Bretti

I brutti, i bretti, i bruzi. Diverse le nomenclature con cui il popolo conquistatore della città di Kos è stato conosciuto. Un popolo di contadini ribelli, che non ha mai piegato la testa ai più forti. E in anni in cui si parla di parità di genere, fa bene ricordare che Cosenza è stata avanti anni luce. Leggenda vuole che la conquistatrice di Kos, o Cossa, la città sita nell’attuale territorio della città, sia stata proprio una donna. Donna Brettia, la guerriera che trovò la breccia nelle mura. L’insediamento era conquistato. La storia di Cosenza sarebbe iniziata poco dopo, quando venne identificata come capitale del territorio bruzio. Consentia, la città del consenso fra le genti.

Una storia di rivolte contro i più forti

Quando si parla di Cosenza mai doma, si parla soprattutto della ribellione ai romani. Dopo aver conquistato l’intera regione, i Bretti vanno allo scontro con la grande Roma Repubblicana durante la guerra con Pirro, ma la sconfitta del re dell’Epiro li costringe a sottostare a quella che sarà la più grande potenza della storia antica. Anche quando toccò ad Annibale, a Canne, i Bretti si schierarono al fianco del nemico di Roma. Ma dopo la disfatta arriverà la vittoria di Zama e Cosenza resterà sottomessa all’impero romano. La storia di Cosenza come città libera finisce nello scontro con Roma.

La storia di Cosenza incontra Alarico e il suo tesoro perduto

Impossibile parlare di Cosenza senza parlare di Alarico. “Piangono i Lupi sul Busento per chi fu re più di Alarico”, scrissero i tifosi dopo la morte di Gigi Marulla. Anche perché Alarico re a Cosenza non fu mai, bensì saccheggiatore e devastatore. La sua morte, omaggiata dal tedesco  August von Platen-Hallermünde con una poesia poi tradotta da Giosuè Carducci, fu in realtà liberatoria per la città. Al suo tesoro, che le leggende vogliono sepolto nel Busento, cercarono di arrivare anche i nazisti. Senza successo.

Federico II di Svevia e la rinascita

A Cosenza arrivano i Normanni. Al terrore seminato da Roberto il Guiscardo segue Federico II di Svevia prendere in mano le redini di Cosenza.

Il terremoto del 1184 che distrusse il castello e la Cattedrale, che con il nuovo sovrano rinascono. Il Duomo viene inaugurato nel 1222, a Federico succede il figlio Manfredi e la guerra fra guelfi e ghibellini arriva anche a Cosenza. E la storia di Cosenza cambia ancora una volta.

Luigi III d’Angiò e la tomba perduta

Dopo un periodo sotto gli Angioini particolarmente preoccupante per la città di Cosenza, l’arrivo degli Aragonesi rimette Cosenza al centro. La capitale della Calabria Citeriore, già centro del regno con Federico II, torna importante e torna a splendere. La storia di Cosenza conosce un re che però non salirà mai al trono di Napoli. Luigi III d’Angiò, che nel capoluogo bruzio muore di malaria, viene sepolto nel Duomo. Ma la sua tomba, insieme a quella di Bernardino Telesio, andarono perdute durante due restauri.

La storia di Cosenza trova il suo figlio prediletto

Il XVI secolo è quello che vede la storia di Cosenza conoscere il proprio figlio migliore. Bernardino Telesio, filosofo e scrittore, iniziatore del naturalismo rinascimentale. L’uomo che non poteva fare a meno della sua diletta città, la frase ripresa più e più volte per raccontare il sentimento di attaccamento che ogni cosentino sente nei confronti della propria madrepatria. Bernardino Telesio prese le redini dell’Accademia Cosentina, che verrà conosciuta come Accademia Telesiana. Il simbolo di una città. La cui statua è ferma lì, davanti alla sua Accademia, davanti al Teatro Rendano. A ricordare che, forse, anche la sua diletta città non avrebbe potuto fare a meno di lui.

I fratelli Bandiera, l’Unità d’Italia e il brigantaggio

Nel 1844 dal Veneto arrivano due fratelli che credono nell’Unità d’Italia. Spinti dai venti di rivolta che spirano nel Sud, approdano a Cosenza per cercare la rivoluzione. Ma qui trovano soltanto la morte. Si tratta di Attilio ed Emilio Bandiera, che vennero fucilati nel Vallone di Rovito dalle truppe borboniche. Il loro sogno, comunque, si avvererà nel 1861. Nasce l’Italia e la storia di Cosenza muta nuovamente. Nasce il movimento del brigantaggio, coloro che combattevano guidati dalla miseria della povera gente. Qualcuno li riconduce ai Borboni, ma erano soprattutto combattenti per la libertà e per evitare la povertà. Le rivolte furono soffocate nel sangue, ma l’eco dei loro canti echeggia ancora oggi.

La democrazia, i sindaci e lo scontro fra Caruso

L’era più buia d’Italia, quella della dittatura nazi-fascista, a Cosenza si chiude in anticipo rispetto al resto d’Italia. Nel 1944 la storia di Cosenza parlava già di città liberata, con il prefetto fascista Hendrick che, secondo la leggenda, si vide spaccare in testa un quadro di Mussolini. I nazisti in ritirata non riuscirono a entrare, il capoluogo bruzio fu liberato e iniziò l’era della democrazia. Il voto dei cittadini per il sindaco arrivò subito dopo Tangentopoli e il primo cittadino eletto dal popolo fu Giacomo Mancini, che restò in carica fino alla sua morte. Poi Catizone, Perugini, Occhiuto fino allo scontro fra Francesco e Franz Caruso, con quest’ultimo eletto. Se questa sera dovesse vincere il sì, a lui andrà il titolo di ultimo sindaco di Cosenza.

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