Il fiocco azzurro non c’è più. Il portone è spoglio e silenzioso. Solo la voce metallica di una telecamera rompe il silenzio di un quartiere sonnolento, appena ci si avvicina alla fila ordinata dei garage. Nella palazzina che osserva la città dalle colline di Castrolibero, questa mattina il sole illumina il verde lago della facciata e gli scuri della casa in cui ieri hanno fatto irruzione i carabinieri, sono tirati. Nessuno ha voglia di parlare. Un vicino sgattaiola via, alzando una mano: «Non so niente, non ho visto nulla», e sparisce nell’atrio. Intorno alle dieci, la sorella di Rosa Vespa insieme al marito e a un’anziana, esce dal portone e si infila in macchina.

Leggi anche ⬇️

«Siamo distrutti – dice con un volto terreo, provato da una notte insonne – abbiamo detto tutto ai carabinieri, non voglio aggiungere altro». Suo marito scuote la testa: «Non sapevamo nulla, nulla. Hanno anche messo in mezzo nostra figlia». Chiediamo se ieri sera fossero anche loro in casa, fa cenno di sì. Una foto, pubblicata proprio ieri sera sui social, mostra la coppia indagata, Rosa Vespa e Acqua Moses, mentre culla un neonato vestito di azzurro – in realtà la piccola Sofia – con accanto la nipote della donna, poco prima del blitz che ha riportato la neonata tra le braccia della madre.

Su Facebook, intanto, scorrendo le pagine dei due indagati, sono decine i commenti feroci sotto i post e le foto. Rosa Vespa, cinquantunenne, figlia di un noto edicolante di Cosenza, che aveva annunciato l’8 gennaio scorso di aver dato alla luce un bambino che forse non è mai esistito, aveva anche cercato lavoro come baby-sitter la scorsa primavera, descrivendosi come una tata d’esperienza, abituata a badare a bambini molto piccoli. E proprio la maternità, guardando il suo feed, appare un tema ricorrente e quasi doloroso, culminato con l’annuncio della nascita di Ansel. Se questo suo pensiero sia diventato un’ossessione folle, toccherà agli inquirenti scoprirlo.