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È tutto distrutto. Se al piano di sopra del Planetario di Cosenza i danni sono calcolabili fra lente Zeiss e poltrone spaccate, il viaggio nei sotterranei della struttura è decisamente più inquietante. La parte ribassata della struttura giace in uno stato da film horror. Le scale che conducono lì sono scivolose a causa della polvere degli estintori. Dopo il nostro reportage, l’intervento della Polizia ci porta anche nei sotterranei, dove (quando entriamo noi) non c’è nessuno. A giudicare dal numero di cartoni e da quello che si trova in giro, però, è stata semplice casualità. Oppure, nel nostro primo viaggio con il reportage, qualcuno si è reso conto dell’arrivo di persone terze ed è scappato. Fatto sta che i segni del passaggio di senzatetto o sbandati sono evidenti. I cavi elettrici sono tirati via, i server distrutti, e dei computer che erano nella sala server neanche l’ombra.
Planetario di Cosenza, nei sotterranei resistono a malapena i lavelli
Appena entriamo ci troviamo davanti i bagni. Se i lavelli sono incredibilmente ancora in piedi, così come i wc, altrettanto non si può dire dello stato dei pavimenti. Ci sono delle macchie piuttosto ambigue. O che forse di ambiguo non hanno davvero nulla. Alla porta esterna, che conduce verso il giardino del Planetario di Cosenza, si accede tramite una passerella in legno sospesa sul vuoto. Sotto, acqua e materiali edili. Ci sarebbe da chiedersi se siano lì dal giorno dell’inaugurazione. L’acqua, prima di rimettere in funzione la struttura, andrebbe tirata via tutta. Altri lavori incalcolabili. Torniamo indietro, ricontrolliamo i quadri elettrici: non c’è rimasto nulla. C’è una porta distrutta, con un buco al centro. Anche dalla sala server è stato portato via tutto. Gli hard disk interni rimossi, i cavi tranciati di netto. I danni sono completamente incalcolabili. Il Planetario di Cosenza non ha più niente. Va rimesso a nuovo da capo. Altro che efficientamento energetico: se fosse solo quello il problema del G.B. Amico, allora potrebbe riaprire anche domani. Invece è ormai il nulla, la devastazione. Di ciò che sarebbe dovuto essere, rimane il ricordo.