È una rivoluzione linguistica e culturale, prima di tutto, quella compiuta dal disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso sette marzo, che recita: “Chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o comunque l’espressione della sua personalità è punito con l’ergastolo”. Un cambio di passo radicale, rispetto all’attuale articolo 575 del Codice penale nel quale si legge soltanto: “Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni ventuno”.

Vanessa Piluso, in qualità di avvocata penalista del Centro antiviolenza Roberta Lanzino di Cosenza, come giudica l’introduzione nel Codice penale italiano del reato di femminicidio?

Se il ddl sarà convertito in legge, ci troveremo di fronte ad una svolta epocale. Oltre all’utilizzo del termine “donna”, per la prima volta si fa riferimento alle motivazioni che stanno alla base di un femminicidio. Il testo, infatti, si riferisce espressamente alla discriminazione e all’odio come cause del delitto. L’auspicio è di non sentire o leggere più sui giornali la parola “raptus”.

Avvocato, mentre l’articolo 575 del Codice penale prevede per l’omicidio una pena non inferiore a ventuno anni, il reato di femminicidio sarà invece punito con l’ergastolo.

Non soltanto. I reati di maltrattamenti in famiglia saranno puniti con la reclusione da tre a sette anni. La pena aumenta nel caso siano coinvolti minori, donne in stato di gravidanza e disabili. Aggravate inoltre le pene per lesioni personali, deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, omicidio preterintenzionale e atti persecutori. Infine, la pena cresce da un terzo a due terzi per quanto riguarda le minacce e il revenge porn.

Oltre alle pene, quali sono gli altri aspetti peculiari del disegno di legge approvato lo scorso sette marzo?

Rispetto alla legge n.69 del 19 luglio 2019 denominata “Codice Rosso”, è previsto che l’audizione della persona offesa sia effettuata obbligatoriamente da parte del pubblico ministero e non possa più essere delegata alla polizia giudiziaria. Inoltre, si introducono specifici obblighi informativi in favore dei prossimi congiunti della vittima di femminicidio. Sarà necessario ascoltare il parere, anche se non vincolante, della vittima in caso di patteggiamento, e il giudice avrà l’onere di motivare tale scelta. Il disegno di legge prevede una presunzione di adeguatezza delle sole misure custodiali nella scelta delle misure cautelari e gli autori di reati da codice rosso non potranno più ottenere i benefici penitenziari. Infine, la vittima di reati come maltrattamenti, molestie sessuali, lesioni e stalking avrà il diritto di essere avvisata nel caso in cui l’autore condannato evada oppure esca dal carcere».

La riforma attribuisce un ruolo centrale ai Centri antiviolenza.

Sì. Vengono introdotti nuovi obblighi formativi da parte dei magistrati e saranno proprio gli operatori dei Centri antiviolenza a dover tenere questi corsi di formazione.

Di recente, il Centro antiviolenza Roberta Lanzino ha stipulato un protocollo di intesa con il Comando provinciale dell’Arma dei carabinieri di Cosenza.

Vogliamo incrementare le sinergie con il territorio al fine di contrastare i maltrattamenti in famiglia e la violenza di genere. I carabinieri svolgono un ruolo prezioso nel fare emergere situazioni di rischio altrimenti destinate a rimanere silenti. Il protocollo prevede dei “tavoli tecnici” che si svolgeranno presso le Compagnie dei carabinieri di Cosenza, Rogliano e San Marco Argentano. Come Centro antiviolenza Lanzino illustreremo alcuni esempi reali di cui ci siamo occupati. L’obiettivo è quello di creare una rete che moltiplichi gli sforzi.

A proposito, dopo l’allarme sulla possibile chiusura del Cav Lanzino per inagibilità della sede, qual è adesso la situazione?

Continuiamo a incontrare le donne che decidono di rivolgersi al nostro Centro antiviolenza. Certo, i lavori di ammodernamento dello stabile che ci ospita, prima o poi, andranno fatti. E allora, ci sarà bisogno di trovare una sistemazione provvisoria alternativa.