Il capoluogo bruzio si colloca al 16esimo posto, anche se rispetto alla passata edizione ha perso tre posizioni: smog e rete idrica colabrodo le questioni croniche. In diminuzione piste ciclabili, isole pedonali e zone a traffico limitato
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«La nuova edizione del rapporto Ecosistema urbano ci racconta che le città calabresi sono sempre meno vivibili: Crotone e Vibo Valentia sono in fondo alla classifica, Reggio Calabria è ultima in assoluto, Catanzaro è soltanto 102esima. Cosenza è l’unica città del Sud tra le prime venti posizioni (16esima), ma sta, anch'essa, subendo uno scivolamento costante negli anni verso il basso», commenta Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria.
«Pesano, in particolare, – continua Parretta - le persistenti difficoltà del ciclo dei rifiuti, la mancanza di servizi di mobilità sostenibile, le carenze nella gestione della preziosa risorsa acqua insieme all’opacità dovuta alle mancate risposte su alcuni parametri come quelli legati agli inquinanti atmosferici o al numero di alberi su suolo pubblico”. “I dati sono spietati – prosegue -, ma la loro analisi deve indurre i decisori politici locali a lavorare celermente per bilanciare gli errori del passato e riqualificare le città della nostra regione, così aumentando il benessere dei cittadini e la qualità ambientale. Non è più assolutamente accettabile che la Calabria continui a perdere, nei suoi principali contesti urbani, le sfide che la crisi climatica sta rendendo sempre più importanti ed urgenti».
Criticità urbane: Smog e rete idrica colabrodo restano le principali criticità da affrontare per i capoluoghi di provincia. Diminuiscono troppo lentamente le città con perdite d’acqua superiori o uguali al 50%: 20 quest’anno (erano 24 nel 2023 e 27 nel 2022). Nel 2024, inoltre, cala la media della superficie urbana dedicata alle infrastrutture per la ciclabilità - 10,39 metri equivalenti ogni 100 abitanti (11,02 m eq/100 ab nella passata edizione e 10,69 due anni fa) - così come diminuisce sia l’estensione media delle isole pedonali nei comuni capoluogo passando dai 50,7 mq ogni 100 abitanti della scorsa edizione agli attuali 48,6 mq sia quella delle zone a traffico limitato che nel 2024 si attesta a 368,3 m² ogni 100 abitanti rispetto ai 406,9 della scorsa edizione. Cresce, stando i dati Ispra, il consumo di suolo nel totale dei capoluoghi: dal 2018 al 2023 è pari a circa 4500 Ha, a fronte di un calo del numero degli abitanti (-346.000 abitanti). Ne deriva una crescita del suolo impermeabilizzato per ogni abitante delle città, sempre su base quinquennale, pari a +6,3 mq/ab dal 2018 al 2023 (+3,5% rispetto al 2018), con forti variazioni da città a città.
Il report Ecosistema Urbano nello stilare la sua classifica annuale prende in considerazione 19 indicatori suddivisi in 6 ambiti ambientali (aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia). Riguardo gli indicatori, passati da 20 a 19, Legambiente precisa che quest’anno non è stato preso in considerazione l’indice ‘vittime della strada’ perché ISTAT ha cambiato le modalità di raccolta ed elaborazione di quei dati che ora sono focalizzati principalmente verso le città metropolitane e i grandi agglomerati urbani, rendendo di fatto indisponibili dati uniformi e validati per tutti i capoluoghi.
«La fotografia che emerge quest’anno da Ecosistema Urbano – commenta Mirko Laurenti, dell’ufficio scientifico di Legambiente e responsabile del report – evidenzia come le principali città del Paese fatichino a rispondere alle emergenze urbane e a programmare interventi tesi al raggiungimento di buoni livelli di sostenibilità e contrasto alla crisi climatica. Quello che manca è una strategia nazionale in grado di programmare scelte di indirizzo capaci di cambiare davvero le nostre città, rendendole più sostenibili, al passo con i tempi e vicine alle necessità dei cittadini. Per rilanciare il Paese occorre ripensare le città guardando alle emergenze di oggi, visibili dai dati, e a quelle di domani a cominciare dalla crisi climatica».