La presidente della Provincia Rosaria Succurro dev’esserci rimasta male quando, dopo aver convocato i 21 sindaci del tirreno cosentino per fare il punto sulla depurazione alla vigilia della stagione estiva, se n’è vista arrivare soltanto quattro. Non tanto per lo sgarbo istituzionale subito, quanto per lo scarso interesse mostrato.

«Non pervenuti», dice con sarcasmo Alessandro Ruvio che a quella riunione, in qualità di presidente dell’associazione MarePulito, ha invece preso parte insieme con i tecnici di Arpacal. Una latitanza che sembra accomunare diversi amministratori costieri ogni volta che di mezzo ci sono certi argomenti. «Nel 2021, dopo incontri andati avanti per un anno, tutti i sindaci del tirreno hanno sottoscritto il protocollo d’intesa proposto dalla nostra associazione. I Comuni si erano impegnati a condividere la mappatura delle rispettive reti fognarie che ci avrebbe consentito di svolgere una costante attività di monitoraggio ma quel documento è rimasto lettera morta».

Un’indifferenza istituzionale che non ha per nulla indebolito i volontari di MarePulito. Alessandro Ruvio ricorda bene il momento preciso in cui tutto è iniziato. «Era il Ferragosto del 2020. Una mia cara amica arrivata da Milano per trascorrere le sue prime vacanze in Calabria rimase sorpresa da enormi chiazze giallastre che galleggiavano in acqua. “Credevo che qui da voi il mare fosse cristallino, invece è uno scempio”, esclamò lei e io mi sentii ferito nell’orgoglio. Pensai che sarebbe stato giusto fare la mia parte, per cercare di cambiare le cose».

Le prime segnalazioni viaggiano sui canali social di Alessandro e di un paio di amici di buona volontà. I post di denuncia non passano inosservati e attirano l’attenzione di qualche sindaco che liquida il problema attribuendone la colpa a correnti e mucillaggini. Troppo semplicistica come spiegazione: gli stessi fenomeni in fondo sono presenti anche sul versante ionico, famoso invece per la limpidezza del proprio mare. Al netto di fattori oggettivi – densità abitativa più bassa e minor numero di torrenti – sono gli impianti di depurazione la vera spina nel fianco della costa tirrenica cosentina. «I depuratori vetusti, sottodimensionati o non sottoposti alla necessaria manutenzione si sprecano. Se una vasca è piccola, può bastare una pioggia eccezionale a causare lo sversamento di liquami», spiega con disincanto il presidente di MarePulito.

Il resto lo fanno gli scarichi abusivi verso i quali l’azione dei sindaci dovrebbe essere decisamente più incisiva. Le amministrazioni di San Nicola Arcella, Belvedere Marittimo e Fuscaldo segnano la differenza: questi tre Comuni di recente hanno emanato ordinanze che sanzionano situazioni di illegalità. Peccato però che si tratti di casi isolati. E intanto sul sito “Difendiambiente“, nato dalla collaborazione tra Regione Calabria e Marepulito, fioccano le segnalazioni di cittadini sempre più esasperati. «Riceviamo denunce da San Nicola Arcella fino ad Amantea. Non tutti sanno che questo comune non ha un depuratore e la rete fognaria è collegata all’impianto di Nocera Terinese: eppure si tratta di una località balneare che nei mesi estivi vede la popolazione aumentare in maniera esponenziale.

La mancanza di risorse, in passato tallone di Achille di enti locali alle prese con coperte sempre troppo corte, non è più un alibi: la Regione ha stanziato importanti finanziamenti destinandoli all’adeguamento dei depuratori. Gli strumenti ci sono, quel che serve è la capacità di andare oltre i confini del proprio orticello, pensando che la colpa sia sempre del vicino. Se poi a cambiare sarà pure l’atteggiamento culturale verso associazioni come MarePulito che chiedono soltanto di poter collaborare, allora la svolta potrebbe essere veramente a portata di mano. Fino ad allora, il grido del mare non ci darà tregua: come sale su una ferita.